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IPCC Climate Change 2021: le cifre dell'emergenza

Il report Climate Change 2021 - The Physical Science Basis dell'IPCC raccoglie il meglio della ricerca sull'emergenza climatica. Dando purtroppo uno scenario grave.

Lo stato dell'arte in quanto a ricerche e analisi sullo stato attuale del clima e, soprattutto, delle sue prospettive per il futuro: rappresenta questo il report Climate Change 2021 - The Physical Science Basis che l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite ha pubblicato. Ben quattromila pagine che sono, oggi, il punto di riferimento per chi cerca dati scientifici concreti e non opinioni più o meno fantasiose sul clima. Una base solida e oggettiva - lo indica la denominazione stessa del documento - pensata soprattutto per chiarire le idee a politici, decisori, stakeholder. Gli elementi per descrivere possibili futuri tutti da evitare, d'altronde, non mancano.

Il primo messaggio forte del report delle Nazioni Unite è nelle primissime pagine: "È inequivocabile che l'influenza umana abbia portato al riscaldamento dell'atmosfera, degli oceani e delle terre emerse", con "modifiche diffuse e rapide" a tutte le biosfere ed ecosistemi. Sembra scontato affermarlo ma non lo è, almeno nel report: l'IPCC è un gruppo scientifico ma ha anche una valenza politica, operando sotto l'egida delle Nazioni Unite, quindi portare tutti i suoi 195 Paesi membri a prendere una posizione ben precisa non è cosa da poco.

Lo studio spiega che l'effetto dell'azione umana sul clima è provato da un lungo elenco di rilevazioni che sono, secondo gli scienziati coinvolti nella creazione del report, oggettive. Si deve all'attività umana l'aumento delle emissioni di tutti i gas serra, principalmente CO2, N2O e metano (CH4). I gas serra hanno portato un aumento della temperatura di circa 1,1°C in circa un secolo (le temperature di riferimento sono quelle del periodo 1850-1900, oggi siamo più precisi).
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Secondo il report, è in vario grado probabile che l'attività umana abbia influenzato in peggio praticamente tutti gli aspetti fondamentali dell'andamento climatico. Con aumenti delle precipitazioni, acidificazione degli oceani, scioglimento dei ghiacci (ex) perenni, riduzione delle nevicate al nord, aumento del livello dei mari. Proprio quest'ultimo aspetto dà in modo chiaro l'idea di come le cose siano peggiorate sempre più in fretta: nel periodo 1901-1971 il livello dei mari è aumentato mediamente di 1,2 millimetri l'anno, saliti a 1,9 nel periodo 1971-2006 e poi a 3,7 nel periodo 2006-2018.

Cinque opzioni di futuro

La parte più d'effetto del report IPCC riguarda i possibili futuri climatici che ci si prospettano. Gli scienziati hanno delineato cinque diverse traiettorie di sviluppo - i Socioeconomic Shared Pathway, o SSP - che dipendono da quanto saremo bravi a ridurre velocemente le emissioni nette di gas serra e CO2. Perché questa è la componente collegata direttamente all'aumento delle temperature globali.

I due scenari più pessimistici prevedono che non faremo nulla in più rispetto ad ora, portando al raddoppio delle emissioni di CO2 entro il 2050. Oppure che faremo qualcosa di meglio ma poco, rimandando il raddoppio al 2100. Lo scenario intermedio prevede che limiteremo le emissioni in modo da non farle crescere rispetto ad ora. I due scenari ottimistici prevedono invece il raggiungimento di emissioni zero (emissioni nette, non totali) prima o dopo il 2050, passando poi ad emissioni negative, ossia al recupero netto della CO2 in atmosfera.

I modelli ovviamente non indicano cosa si debba fare per ridurre le emissioni,. Indicano cosa quasi certamente succederà a seconda del tasso di riduzione o aumento delle emissioni. E il messaggio principale è che la scelta tra stare bene e stare male l'abbiamo già saltata. Oggi la scelta è tra stare peggio per qualche decennio, e poi recuperare un po', o stare peggio prima e molto peggio dopo. Anche per lo scenario più ottimistico l'aumento delle temperature medie globali tra il 1850–1900 e il 2100 supera di sicuro il grado centigrado: +1,4°C. Meglio degli altri scenari, in cui l'incremento passa man mano a 1,8, 2,7, 3,6, 4,4 gradi. Sono valori mediani di una "forchetta" di previsione che arriva al suo massimo, ossia al suo peggio, a ben 5,7 gradi di aumento nello scenario più pessimistico.
ipcc 3Il motivo per cui bisogna puntare decisamente allo scenario più ottimistico, anche contro le evidenze attuali, sta nel fatto che è l'unico a prevedere un miglioramento delle temperature medie a lungo termine. Le proiezioni indicano che l'aumento delle temperature continuerebbe a salire fino al 2060 circa, per poi frenare intorno al 2080. Tutti gli altri divergono, prevedendo che l'aumento delle temperature acceleri sempre, senza mai frenare.

Intendiamoci, anche nello scenario migliore il mondo e la nostra vita quotidiana saranno ben diversi da adesso. Il perché lo afferma chiaramente il report: "Molti cambiamenti dovuti alle emissioni passate e future di gas serra sono irreversibili per secoli o millenni". E tutti i cambiamenti stanno già avendo effetti evidenti, basta guardare le cronache.

Il nuovo mondo del 2100

Così un ipotetico terrestre del 2100 a cui è "andata bene" si troverà comunque in un mondo in cui l'Artico continua a riscaldarsi a ritmo doppio del resto del pianeta, portando tra l'altro il livello del mare ad essere mediamente più elevato di mezzo metro, con una proiezione di 80 centimetri circa cinquant'anni dopo e, più a lungo termine - parliamo di secoli, se non millenni - di 2-3 metri. Per dire, quando circa 125 mila anni fa le temperature del pianeta erano quelle stimate ottimisticamente per il 2100, il livello medio dei mari era più alto di 5-10 metri rispetto a oggi.
ipcc 4Anche la definizione di evento metereologico estremo cambierà, dato che per ogni mezzo grado in più di temperatura aumenta sensibilmente la probabilità di eventi "anomali". I picchi di calore che senza intervento umano si sarebbero verificati una volta ogni dieci anni saranno quattro volte più frequenti e di quasi due gradi più caldi. I picchi da "una volta ogni 50 anni" saranno quasi nove volte più frequenti e, di nuovo, con temperature di due gradi in più.

Lo stesso vale per i picchi di precipitazioni in un giorno e i periodi di siccità da "una volta ogni dieci anni". Le prime saranno 1,5 volte più frequenti e più intense del 10 percento, i secondi avverranno due volte più spesso e saranno più intensi. Come avvisano da anni gli scienziati, anche il report 2021 conferma che gli effetti del cambiamento climatico saranno tanti e tali, anche nella proiezione migliore, che nessuna regione del mondo ne sarà esclusa. Anzi, tutte ne saranno impattate in maniera rilevante ed anche le aree più sviluppate ne soffriranno a livello economico e sociale.

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Pubblicato il: 19/08/2021