Le linee guida "verdi" che si è data l'Unione Europea comprendono molti importanti elementi di
economia circolare. Più in dettaglio, la Commissione Europea sta definendo un
Circular Economy Action Plan. Che sostanzialmente è un programma per favorire la diffusione degli approcci sostenibili. Insieme alle aziende ed ai consumatori. L'Action Plan è una serie di iniziative correlate, che prenderanno il via nei prossimi anni. In parte anche per il
Green Deal e per conseguire i 2030 Sustainable Development Goals.
Introdurre elementi di
economia circolare nelle varie catene produttive non è semplice. Soprattutto perché i prodotti possono essere "circolari"
solo se lo si prevede sin dalla loro progettazione. E dalla concezione di base della loro produzione. Come anche dell'utilizzo, del riuso, della riparazione, del riciclo e dello smaltimento. Tutto va rivisto in ottica circular economy.
Per questo non può esistere una sola iniziativa circolare comunitaria.
Servono iniziative mirate per vari settori. E la commissione ha individuato i settori più sensibili. Sono elettronica (con l'ICT), automotive (con il tema delle batterie), packaging, plastiche, industria tessile, costruzioni, agrifood.
Per quanto riguarda l'ICT in particolare, la Commissione nota che questo mercato rappresenta in Europa
una delle fonti di inquinamento ambientale a maggiore crescita. Nelle venti principali nazioni dell'Unione si ricicla meno del 40% dei rifiuti elettronici. Con un dettaglio importante per l'economia circolare: una quota rilevante di prodotti elettronici vengono scartati perché non si possono riparare o sono obsoleti. Anche se di per sé sarebbero ancora funzionanti. I progetti che cambiano questo stato di cose
ci sono, ma non abbastanza.
La Circular Electronics Initiative
Da queste considerazioni nasce la
Circular Electronics Initiative. Un insieme di azioni e linee guida che devono ancora essere definite del tutto. Ma che comprenderanno certamente alcuni punti chiave, messi in atto tra il 2020 e il 2021.
Innanzitutto, prodotti come smartphone, tablet e computer dovranno essere progettati sin dall'inizio per essere efficienti, riparabili, riusabili e riciclabili. In questo senso la Ecodesign Directive che oggi copre i prodotti correlati all'energia, come ad esempio caldaie e condizionatori,
sarà estesa d'ufficio anche all'elettronica. Ma anche a stampanti e loro consumabili, in assenza di un "accordo volontario" entro sei mesi.
I prodotti di elettronica e ICT saranno coperti dal "diritto alla riparazione" ("
right to repair"). In particolare, non dovrà accadere che un prodotto hardware diventi di fatto obsoleto perché il suo
software non può essere aggiornato. Un problema che affligge soprattutto smartphone e tablet.
Tra le altre opzioni sul tavolo c'è anche
un piano europeo di "takeback". Dare cioè la possibilità ai cittadini di cedere o vendere smartphone, tablet e caricatori di vecchia data. Quando passano a dispositivi più recenti. L'accenno ai caricatori è significativo, perché la Commissione
punta all'obbligo del caricatore "universale" (che nella pratica dovrebbe essere USB-C). E ad incentivare il mercato dei caricatori, ossia scollegare il loro acquisto da quello di smartphone e tablet.
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