Gli Stati Uniti non sono considerati tanto "attenti" alle questioni ambientali, specialmente negli ultimi tempi. Restano però
una nazione guida quando si tratta di sviluppo tecnologico. Cosa succederebbe quindi se le politiche ambientali ed energetiche diventassero invece argomenti di primo piano? Quanto questo darebbe la spinta a uno sviluppo tecnologico di cui, poi, beneficerà tutto il pianeta?
Sono domande che sino a qualche tempo fa non avrebbe avuto senso porsi. Ma la proposta di un cosiddetto
Green New Deal da parte della stella nascente del Partito Democratico -
Alexandria Ocasio-Cortez - ha cambiato la situazione. Certo così com'è resterà giusto una dichiarazione d'intenti. Ma ha il merito di mettere sul tavolo linee di sviluppo "ecologico" per l'industria statunitense. Almeno una parte di queste linee si concretizzerà. Influenzando poi indirettamente lo sviluppo "green"
delle altre nazioni. Ecco perché il dibattito di Washington interessa anche al di qua dell'Atlantico.
Green New Deal: una visione di sistema
Il Green New Deal tocca
temi ambientali, tecnologici e sociali insieme. Il punto di partenza è la necessità di contenere il cambiamento climatico riducendo l'emissione di gas serra del 40-60 percento entro il 2030 e arrivando a emissioni (nette) nulle entro il 2050. Le proposte che il documento contiene puntano però anche a ridurre le disparità ecomomico-sociali (definite le "
ingiustizie di sistema") statunitensi.
Alexandria Ocasio-Cortez, promotrice del Green New DealIl primo punto di vista innovativo del Green New Deal sta proprio in una
visione sistemica delle questioni ambientali. Il cambiamento climatico viene considerato "
una minaccia diretta alla sicurezza nazionale". Perché mina la stabilità economico-sociale delle nazioni e perché, nel migliore dei casi, agisce come
moltiplicatore di altri problemi. È una visione quasi pragmatico-economica del problema. Per questo il Green New Deal potrebbe fare più presa dei tradizionali messaggi ambientalisti.
In concreto, il Green New Deal prevede un ciclo di azioni da svolgere nell'arco di un decennio. E che porterebbero tra l'altro a una
revisione delle infrastrutture energetiche nazionali. L'obiettivo è soddisfare la domanda energetica completamente attraverso fonti "
pulite, rinnovabili ed a emissioni zero". Non solo l'energia eolica e quella fotovoltaica, anche altre fonti "carbon free" come il nucleare. O i combustibili fossili quando accoppiati a sistemi di
cattura della CO2.
Uno dei temi di fondo del Green New Deal è la necessità di un
minore impatto ambientale di tutte le infrastrutture. Questo significa puntare a sistemi di produzione industriale ed a reti di trasporto più puliti. Come anche alla creazione di
smart grid energetiche distribuite, per consentire di garantire allo stesso tempo una maggiore efficienza energetica e un accesso più ampio alle reti elettriche. L'indirizzo in tutti questi ambiti è migliorare "
per quanto sia possibile tecnologicamente". Ossia introducendo progressivamente sistemi e approcci a impatto (quasi) zero. È qui che il cammino si fa particolarmente lungo e si capisce perché il New Deal prevede almeno un decennio di sforzi.
Lacune sì, ma anche decisione
Il Green New Deal
ha anche le sue lacune, ovviamente. Si parla ad esempio poco o nulla di temi più o meno tecnici come lo stoccaggio energetico o la riduzione della CO2 nell'atmosfera. Trattandosi di un documento di indirizzo politico, non sono lacune decisive. Contano di più altre indicazioni in linea con le richieste, e i timori, della società americana.
Il documento propone infatti di introdurre norme attraverso cui "
bloccare il trasferimento all'estero di posti di lavoro e inquinamento". E anche "
sviluppare la produzione industriale interna" degli Stati Uniti. Si chiede l'
aumento degli investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie legate alle energie pulite e rinnovaibili. Anche per sviluppare il mercato interno e la creazione di nuovi posti di lavoro di alto profilo.
C'è in questo, ancora una volta, un
pragmatismo molto americano. Voler rendere gli Stati Uniti il leader internazionale nelle azioni contro i cambiamenti climatici ha certamente implicazioni etiche positive. Ma ha anche conseguenze di mercato importanti a livello globale. Se gli Stati Uniti, come si spiega, dovranno essere in grado di "
aiutare altre nazioni ad ottenere un Green New Deal", in concreto lo faranno anche le imprese americane. Con il relativo business.
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