Come orientarsi per scegliere in maniera conveniente e sicura il miglior fornitore di energia? Per rispondere a questa domanda
Altroconsumo ha condotto una doppia indagine – pubblicata sul numero di “Altroconsumo Inchieste” di novembre - da un lato sono stati
intervistati 23.000 soci, utenti di luce e gas, dall’altro l’Organizzazione di Consumatori ha effettuato
500 prove pratiche per sostanziare “sul campo” i risultati.Un tema particolarmente spinoso quello della scelta dei fornitori di energia: gli utenti si trovano infatti a dover valutare
non solo la convenienza delle varie offerte commerciali ma anche una serie di indicatori che non sempre sono in grado di analizzare al momento della firma.
Al momento in Italia
coesistono due tipi di mercati dell’energia: in primo luogo il
mercato tutelato, in cui l’erogazione di energia e gas è garantita da un solo fornitore, al prezzo stabilito dall’Autorità di Regolazione dell’Energia (Arera) e che risente dell’andamento dei prezzi all’ingrosso. In questo mercato sono presenti tutti i clienti che non hanno mai cambiato fornitore. C’è poi il
mercato libero, ovvero servizi offerti in regime di concorrenza dalle società secondo il prezzo di mercato. In questo secondo caso è il singolo cliente che sceglie il proprio venditore, sulla base delle proprie esigenze e della convenienza. Nel 2020 l’Italia dovrebbe passare alla liberalizzazione completa del mercato dell’energia e il mercato tutelato dovrebbe venire meno. Si tratta di una scelta che gli italiani per il momento sono restii ad affrontare. Come si evince dai dati Arera, basti pensare che
il 57% dei contratti domestici di energia elettrica e il 50% di quelli del gas sono ancora del mercato tutelato.
L’indagine condotta da Altroconsumo evidenzia che
il 17% dei soci
ha cambiato fornitore di elettricità nell’ultimo anno e il 14% ha cambiato fornitore di gas. Da ciò risulta che i consumatori, se informati e guidati correttamente, sono più propensi a ricercare e valutare le offerte presenti sul mercato.
Il
37% dei soci intervistati non ha cambiato contratto perché soddisfatto dell’attuale mentre il 35% perché ritiene che “uno vale l’altro”. Tra coloro che hanno cambiato
il 65% dichiara di essere stato spinto al cambiamento da
un’offerta commerciale ritenuta più vantaggiosa.Per quanto riguarda il passaggio alla formula combinata luce e gas
il 35% dei soci che ha cambiato si ritiene più soddisfatto di prima mentre il 12% ne è rimasto deluso. Per più della metà (53%) il livello di soddisfazione non è cambiato.
I risultati dell’inchiesta hanno dato vita a
3 classifiche: una relativa
all’energia elettrica, una al
gas e una alle
offerte combinate, le cosiddette “dual fuel”. I risultati hanno premiato
Dolomiti Energia che si è classificata al primo posto di tutte e tre le classifiche. Fanalino di coda
Acea Energia per quanto riguarda l’elettricità mentre
Green Network è all’ultimo posto delle classifiche Gas e Dual Fuel.In generale, il comportamento dei fornitori è andato migliorando negli anni, infatti le valutazioni complessive sono tutte positive, ci sono però delle zone d’ombra: ad esempio non sempre gli operatori si informano sulle abitudini di consumo del potenziale cliente in modo da proporre la soluzione migliore. Nel
70% dei casi gli operatori hanno cercato di proporre un contratto “dual fuel” (luce e gas insieme), una strategia di marketing che nei fatti fa registrare i più
alti livelli di soddisfazione tra i clienti.
Ma non tutti sanno che se il conto in bolletta non ci convince e si ritiene di aver diritto a un rimborso, la modalità più efficace non è né la chiamata ad un call center né l’utilizzo di app o chat digitali, ma bensì il reclamo formale in forma scritta. Dall’analisi effettuata da Arera è stato riscontrato che i reclami scritti nel 2018 hanno superato il mezzo milione (507.288), fruttando alle tasche dei consumatori una cifra pari a 2,8 milioni di euro sotto forma di indennizzo automatico in bolletta (cioè quando non si riceve riscontro entro 30 giorni dal reclamo) e 5,6 milioni, sotto forma di conciliazione - accordo tra cliente e fornitore – per un totale di circa 8 milioni di euro.
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