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Bioplastica realizzata con scarti di pesce e alghe rimpiazza i sacchetti monouso

Una studentessa inglese ha realizzato una biolpastica ecosostenibile usando scarti di pesce e alghe a chilometro zero.

Redazione ImpresaGreen

Una studentessa inglese di 23 anni ha creato una plastica ecologica ed ecosostenibile usando scarti della lavorazione del pesce e alghe locali. Il prodotto risultante si chiama MarinaTex ed è una bioplastica compostabile, usabile per la raccolta della frazione umida e con la stessa robustezza dei sacchetti di plastica usa e getta.

Lucy Hughes ha avuto l'idea osservando l'enorme flusso di rifiuti causati dai tagli indesiderati dall'industria di trasformazione del pesce nel Regno Unito. Esoscheletri, frattaglie, sangue, gusci di crostacei, pelli di pesce e squame. Li ha analizzati e ha intuito che la pelle di pesce e le squame hanno flessibilità e forza adatti per la fabbricazione di bioplastica, in virtù delle proteine contenute. Sfruttando questi composti ha avviato un'economia circolare che da una parte permette di riciclare materiale altrimenti destinato alla discarica o all'inceneritore. Dall'altra ha dato loro una seconda vita con il reimpiego sotto forma di un materiale utile e potenzialmente molto richiesto.

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Per legare tali proteine le occorreva un materiale organico altrettanto naturale e biodegradabile. Ha trovato quello che le serviva in un tipo di alghe rosse che si trovano sulla cosa del Sussex, dove si trova l'università in cui studia. Ha ridotto così anche i costi e l'impatto ambientale dato dai trasporti. Ha iniziato a sperimentare la tecnica produttiva nella cucina del suo alloggio per studenti, e ha ottenuto quello che voleva con procedimenti e costi produttivi a bassissimo costo e bassissima emissione.

MarinaTex ha caratteristiche degne di nota: è un materiale in fogli traslucido e flessibile, adatto per applicazioni monouso come i sacchetti di plastica usa e getta. Esteticamente si fatica a distinguerlo da un comune sacchetto di plastica, rispetto al quale è più resistente, più sicuro e ovviamente più ecosostenibile. Si produce investendo poca energia e una bollitura a temperature inferiori a 100 gradi, e si biodegrada dopo 4-6 settimane. Non rilascia sostanze tossiche e, per chi è perplesso dall'uso degli scarti di pesce, non emette alcun odore.

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Lucy commenta il percorso che l'ha portata a realizzare MarinaTex dicendo: “Io reputo che non abbia senso usare la plastica, un materiale incredibilmente duraturo, per prodotti che hanno un ciclo di vita inferiore a un giorno. Ritengo che MarinaTex rappresenti un impegno concreto per innovare l'uso della plastica e incorporare valori sostenibili, locali e circolari nella progettazione del prodotto".

L'invenzione di MarinaTex è valsa a Lucy Hughes la vittoria nazionale del premio James Dyson, un premio di 2.000 sterline e l'accesso alle finali internazionali, con un montepremi di 30.000 sterline. La studentessa ora intende commercializzare la sua invenzione in modo sostenibile. Impiegherà il denaro vinto per condurre ricerche sul possibile impiego di MarinaTex per rispondere a livello globale all'emergenza della plastica, sfruttando ricorse locali.

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Pubblicato il: 19/09/2019