“Siamo molto soddisfatti della risposta ottenuta dal Ministero dell’Ambiente – ha detto
Enrico Ambrogio, Presidente di EcoTyre – sull’annosa questione che affligge il mercato degli pneumatici da ormai troppo tempo: la possibilità da parte di quei soggetti commerciali con sede all’estero che, operando attraverso canali web, non pagano il contributo ambientale per lo smaltimento degli penumatici giunti a fine vita (PFU). Come se questi pneumatici non avessero lo stesso impatto ambientale rispetto a quelli venduti attraverso canali tradizionali".
Secondo la normativa italiana, infatti, i produttori versano un contributo, al momento dell'acquisto di uno pneumatico nuovo, a uno dei Consorzi previsti che dovrà garantire una corretta gestione del PFU una volta giunto a fine vita. Alcuni ‘importatori’ via web, in particolare quelli con sede all’estero, aggiravano la normativa non versando il contributo ambientale; un fenomeno in crescita, che già oggi è pari al
3% del mercato ed equivalente a
2 milioni di pezzi – 12 mila tonnellate di PFU. Da queste stime
il mancato versamento del contributo ambientale ammonterebbe a circa 5 milioni di euro.
Questo comporta 3 gravi conseguenze per il settore:
- Un mancato introito per l'Erario pari a 1 milione di euro, in ragione dell'IVA applicata al contributo.
- Un ingiusto vantaggio sul prezzo di vendita, ottenuto dalla mancata applicazione del contributo, comporta una distorsione della concorrenza che danneggia i produttori e gli importatori che applicano correttamente la legge.
- Il fatto che questi pneumatici, non contabilizzati come immessi sul mercato, una volta giunti a fine vita ricadono sulla collettività per la loro raccolta e trattamento, per un costo stimabile in circa 5 milioni di euro.
Nella risposta del Ministero quindi si specifica che il
venditore di pneumatici stabilito in un altro Stato membro che cede a consumatori in Italia tramite “canali web” (B2C) rientra nella nozione di importatore di pneumatici e pertanto
deve adempiere agli obblighi statuiti dal D.M. 82/2011 e pagare il contributo ambientale.
Per la
vendita effettuata da operatori extra-UE nei confronti dei cittadini italiani, occorre – si legge nel documento del Ministero –
incrementare la vigilanza doganale che deve essere messa in condizione di ricevere da produttori e importatori di pneumatici, notizia dell’importo del contributo ambientale applicato per far concorrere questo contributo all’imponibile doganale e IVA nonché di stabilire con disposizione normativa le modalità di riscossione e gestione del contributo eventualmente riscosso dalle dogane.
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