Smaltimento moduli fotovoltaici: il Comitato IFI sull'extra-proroga
IFI: "L’ulteriore proroga di tre mesi per conformarsi alle disposizioni del IV° e V° Conto Energia è iniqua e penalizza chi, come i produttori nazionali di moduli FV, aveva investito ingenti risorse per ottemperare alle specifiche prescrizioni nei tempi e nei modi dettati dalla normativa".
Redazione ImpresaGreen
Il blitz è arrivato a poche ore dalla “chiusura natalizia”, forse con l’intento di dare il minimo rilievo alla notizia dell’
extra-proroga di tre mesi (31 marzo 2013) rispetto al termine del periodo transitorio (31 dicembre 2012) indicato ai consorzi di smaltimento dei moduli fotovoltaici per assolvere ai requisiti indicati nei DM 5 maggio 2011, DM 5 luglio 2012 e relative Regole Applicative.
“Questa extra-proroga di tre mesi – ha dichiarato
Alessandro Cremonesi,
Presidente di Comitato IFI -
concessa a chi dopo oltre sei mesi di periodo transitorio non ha investito adeguatamente per ottemperare ai requisiti previsti, ha l’effetto di uno schiaffo da parte del Ministero dello Sviluppo Economico all’industria nazionale dei moduli FV, in regola già dal primo giorno di entrata in vigore delle prescrizioni normative (1 luglio 2012)”.
“Da oltre un anno – prosegue
Cremonesi –
avevamo sviluppato un accordo con il Consorzio COBAT con l’intento di presentare l’industria nazionale con tutte le carte in regola per rispondere nei tempi e nelle modalità richieste a quanto previsto dalle norme in materia di smaltimento. I produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici hanno investito in questo periodo ingenti risorse capitali e umane per attivare sistemi di tracciabilità di prodotto e di gestione del fondo comune (Trust), così come prescritto nelle Regole Applicative del GSE già dallo scorso 22 giugno (Regole Applicative GSE – rev. 3 - DM 5 maggio 2011) e successive modifiche". “E’ evidente – conclude
Cremonesi –
che gli effetti di questa extra-proroga vadano a totale vantaggio di sistemi e consorzi di smaltimento non ancora pronti a soddisfare tutti i requisiti di conformità alla normativa vigente, che annoverano tra i loro aderenti grandi gruppi esteri di produttori e importatori per lo più cinesi. Prendiamo atto che, anche in quest’occasione, le istituzioni nazionali, il cui ruolo naturale dovrebbe essere quello di tutelare e salvaguardare l’industria italiana e gli effetti occupazionali e di sviluppo delle comunità locali che essa stessa genera, abbiano ancora una volta disatteso le nostre aspettative di rigore ed imparzialità.”
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