Produrre in Italia conviene, parola di
Birra Peroni. Lo storico produttore italiano, nato a Vigevano nel 1846, dal 2003 controllato dalla multinazionale
SabMiller, ha presentato
Per noi che crediamo nell'Italia, il secondo Rapporto di sostenibilità.
Nonostante si parli spesso di fuga dei grandi gruppi dall'Italia, ci sono ancora multinazionali pronte a scommettere sulla qualità dei prodotti italiani. Come SabMiller (secondo produttore di birra al mondo), che ha deciso di esportare il know how
Peroni verso tutti gli altri marchi del gruppo. Una scelta, quella di investire sul
made in Italy, che paga, così come dimostra la crescita delle vendite di
Peroni e Nastro Azzurro, birra tricolore più bevuta nel mondo.
Per quanto riguarda la prima, nell'anno fiscale 2011-2012 i ricavi sono saliti a
424 milioni dai 420 milioni dell'esercizio precedente, mentre Nastro Azzurro ha visto le vendite salire, con un ottimo +5% nel Regno Unito, mercato già molto florido per il brand. Performance dovute, oltre che alla qualità del prodotto, alla riduzione dei costi operativi di Peroni, scesi nel 2012 a 320 milioni e che permettono all'azienda di contribuire al Pil italiano con 1 miliardo e allo Stato di incassare tasse per 700 milioni. Il tutto generando un'occupazione complessiva pari a
19 mila lavoratori.
A spingere i conti hanno concorso anche i recenti piani di risparmio messi in campo da Peroni. In tre anni, dal 2009 al 2012, il birrificio ha progressivamente razionalizzato le rotte dei trasporti e migliorato la logistica del packaging, ponendo le vetrerie fornitrici di bottiglie a un massimo di 250 chilometri dagli impianti di riferimento. In questo modo sono stati risparmiati oltre 372 mila litri di carburanti e abbattute di 975 mila chilogrammi le
emissioni di CO2. E dal punto di vista più strettamente ambientale, oggi il 97% dei rifiuti viene riciclato, con una riduzione del consumo di acqua ed energia rispettivamente di -7,4% e -6%.
«Credere nell'Italia», ha spiegato il Ceo di Birra Peroni,
Roberto Jarrìn, «significa valorizzare la nostra presenza nel Paese, contribuendo alla crescita economica, restituendo ricchezza alle comunità locali in cui operiamo».
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