Trovare un accordo comune su una strategia per
fermare la perdita di biodiversità. E' questo l'obiettivo della
Conferenza sulla Biodiversità che è in corso a
Nagoya, in
Giappone, a cui partecipano circa
200 Ministri provenienti da tutto il mondo.
Frenare entro il
2020 la scomparsa di specie animali e vegetali e nel lungo termine (entro il
2050) recuperare gli ecosistemi andati distrutti, attraverso il rimboschimento e la restaurazione dei bacini idrici, non è cosa facile se si considera la meta che ci si era prefessati per il 2010 è fallita.
Gli obiettivi stabiliti nel 2002, non sono infatti stati raggiunti e c'è chi è titubante a dare di nuovo fiducia ai progetti a lunga scadenza.
Un esempio ne sono gli Stati Uniti, che prendono parte alla conferenza da semplici spettatori. I paesi in via di sviluppo chiedono invece più finanziamenti in termini soprattutto economici.
A ciò il
premier nipponico Naoto Kan ha risposto di voler stanziare un aiuto di
due miliardi di dollari in tre anni a partire da quest'anno.
La questione degli aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo è uno dei punti chiave del negoziato che si concluderà il prossimo venerdì. Gli altri punti da definire maggiormente nei dettagli saranno, oltre a quelli della salvaguardia della biodiversità, l'applicazione di un accordo sulle condizioni di accesso delle industrie del Nord alle risorse genetiche dei paesi del Sud.
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