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Analisi di TreeBlock: solo un terzo delle imprese monitora i progressi in materia di sostenibilità

Le aziende europee di fronte alla sfida della sostenibilità: strategie ambiziose, misurazioni inadeguate. Settori a rischio: manifatturiero, tecnologico e agroalimentare.

Redazione ImpresaGreen

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un pilastro fondamentale per le imprese italiane, spinte da nuove normative europee e dalla crescente attenzione di consumatori e investitori. Tuttavia, il divario tra l’elaborazione di strategie di sostenibilità e la loro effettiva misurazione rappresenta ancora una criticità significativa. Secondo il rapporto “European Private Sector SDG Stocktake 2024”, il 69% delle aziende europee dichiara di conoscere approfonditamente gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 e il 59% li ha integrati nelle proprie strategie. Tuttavia, solo un terzo delle aziende è realmente in grado di monitorare i progressi in materia di sostenibilità, segnalando un gap evidente tra intenzioni e risultati concreti.

Lo conferma anche TreeBlock, azienda che monitora e accelera l’innovazione sostenibile in Italia, ha condotto un’analisi sulle sfide e le opportunità che le aziende devono affrontare di fronte alle nuove normative europee. Dai dati raccolti emerge un divario significativo tra le strategie di sostenibilità adottate dalle imprese e la loro capacità di misurarne i progressi concreti. Questo gap potrebbe escludere interi settori dal mercato se non verranno intraprese azioni mirate.

Normativa Omnibus: il nuovo quadro regolatorio per la sostenibilità

La recente proposta di legge Omnibus sulla Sostenibilità introduce modifiche significative per semplificare gli obblighi normativi per le imprese, mantenendo l’impegno dell’Unione Europea nella lotta al cambiamento climatico. Il pacchetto Omnibus si concentra su quattro regolamenti principali:

  • Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD): semplificazione della rendicontazione ESG, riducendo del 70% i dati richiesti e esentando l’80% delle aziende precedentemente coinvolte.
  • Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD): riduzione degli oneri sulle imprese, con obblighi di due diligence limitati ai fornitori diretti e rinvio delle scadenze per l’adeguamento.
  • Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM): esenzione per i piccoli importatori e maggiore efficienza nei controlli per le imprese soggette alla normativa.
  • InvestEU: incentivazione degli investimenti, con la mobilitazione di 50 miliardi di euro in finanziamenti pubblici e privati.

"Le direttive europee in materia di sostenibilità stanno ridefinendo gli obblighi delle imprese. La proposta di legge della Normativa Omnibus semplifica la rendicontazione ESG, riducendo significativamente i dati richiesti e coinvolgendo meno aziende. Tuttavia, molte imprese dovranno comunque raccogliere dati accurati e verificabili per rispettare le normative, garantendo trasparenza e conformità. Questo rappresenta un’opportunità per migliorare la competitività delle aziende, ma anche una sfida per chi non dispone ancora degli strumenti necessari per raccogliere e monitorare queste informazioni." afferma Stefan Grbovic, CEO e co-founder di TreeBlock.

I settori meglio preparati e quelli a rischio esclusione

L’analisi di TreeBlock ha individuato i settori più preparati ad affrontare le nuove normative sulla sostenibilità. Energia, trasporti, sanità, finanza e infrastrutture digitali si distinguono per la capacità di integrare pratiche sostenibili nei propri modelli operativi e per l’adozione di best practice consolidate. In particolare, il settore energetico ha accelerato l’adozione di strumenti di monitoraggio delle emissioni, mentre la finanza ha integrato parametri ESG (Environmental, Social, Governance) nei propri modelli di valutazione del rischio.

Se da un lato alcuni comparti si stanno adeguando rapidamente, altre realtà rischiano di essere escluse dal mercato a causa della difficoltà nell’implementare sistemi di misurazione della sostenibilità. Le aziende con modelli di business tradizionali o a bassa digitalizzazione appaiono più esposte a questa problematica. Il mancato adeguamento alle nuove direttive potrebbe tradursi in una perdita di competitività e in difficoltà di accesso ai finanziamenti, sempre più legati a parametri di sostenibilità.

Anche il settore del packaging è sotto pressione: nonostante il 72% delle aziende italiane ritenga di dover apportare solo modifiche moderate per adeguarsi agli obiettivi dell’UN Plastic Treaty, solo il 3% si considera pienamente conforme.

Impatto settoriale: opportunità e criticità



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Pubblicato il: 17/03/2025

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