In Italia il comparto è in forte crescita, con un valore della produzione nel 2021 di 13,1 miliardi di euro, in aumento dell’11% e con un EBITDA di 2 miliardi (+17%).
Redazione ImpresaGreen
Corrono gli investimenti nel settore dei rifiuti in Italia, come non era mai avvenuto in precedenza: valgono in Italia oltre 900 milioni (+59,6% rispetto all’anno precedente) sfruttando anche la scia delle opportunità derivanti dal PNRR. Ma il waste aumenta anche in termini di valore della produzione aggregato, pari a 13,1 miliardi di euro (+11% sull’anno precedente), e un EBITDA di 2 miliardi (+17%).
È il quadro che emerge dal Was Report 2022 “La gestione dei rifiuti in Italia: attori, investimenti e scenari innovativi nel quadro del PNRR”, dedicato all’industria italiana della gestione dei rifiuti attraverso l’analisi dei player della raccolta, trattamento, smaltimento e selezione.
La fotografia del settore
La corsa agli investimenti è sicuramente l’elemento principale che ha caratterizzato l’azione delle utility analizzate: nel 2021, l’ammontare complessivo raggiunge i 912 milioni di euro, con un incremento del 59,6% sul 2020, quando erano pari a 571,3 milioni di euro. Le aziende hanno puntato sul consolidamento delle attività, su nuovi impianti e mezzi, anche sulla scia delle opportunità derivanti dal PNRR. Nel 2021 i principali 124 top player, pubblici e privati, della raccolta, trattamento e/o smaltimento dei rifiuti urbani hanno registrato un valore della produzione aggregato di 10,26 miliardi di euro. È un aumento del 9% circa rispetto all’anno precedente, con diverse imprese che crescono a doppia cifra, grazie alla ripresa economica post-pandemia e all’ampliamento del perimetro delle attività di diversi player. Il settore è tradizionalmente polarizzato, con pochi grandi operatori e una miriade di piccole e medie imprese e si allunga la distanza, già molto consistente, tra il primo e l’ultimo esaminato: il valore della produzione della più grande sale da 1,2 a 1,3 miliardi di euro, mentre quello della più piccola scende da 7,7 a 7,6 milioni di euro. A segnare la variazione maggiore sono però le grandi multiutility (+14%) e gli Operatori del trattamento e smaltimento (+13%). Seguono Piccole e medie multiutility (+11%) e Piccole e medie monoutility (+8%). Operatori metropolitani e Operatori privati vedono invece la crescita minore, per entrambe di poco superiore all’1%.
Aumentano le operazioni straordinarie
Il settore del waste management sembra proprio essersi risvegliato l’anno scorso anche sulla base delle operazioni straordinarie censite: acquisizioni e fusioni sono aumentate nel 2021 del 67%, passando a 35 contro le 21 registrate nel 2020. Sono, nel 60% dei casi rilevati, acquisizioni volte a crescere al di fuori del core business o a consolidarsi lungo la filiera. Le iniziative hanno interessato per lo più il Centro Italia, ma per la prima volta sul podio si trovano anche quelle nazionali. Spiccano le partnership che mettono al centro l’innovazione tecnologica. Tra gli ambiti esplorati figurano, ad esempio, lo sviluppo commerciale del «waste-to-chemical», la valorizzazione degli pneumatici fuori uso per ottenere prodotti chimici ed energetici sostenibili e la pirolisi per il trattamento del plasmix.
Il comparto dei rifiuti speciali
Cresce l’interesse anche verso il mercato dei rifiuti speciali, che si mostra sempre più redditizio e dinamico. Sono numerose le aziende di waste management che hanno esteso il proprio perimetro di business degli speciali: ad oggi oltre un terzo delle imprese è attivo in questo comparto, che ha visto un aumento del 10,6% dei volumi. Trend positivo anche per la redditività nel 2021, con un EBITDA/VP medio del 16% per i maggiori 50 player e un valore della produzione aggregato di 2,77 miliardi di euro. La distribuzione geografica vede il 50% delle aziende operanti nelle regioni settentrionali, il 14% in quelle del Centro e il 36% nel Sud. In linea generale, cinque regioni annoverano da sole quasi due terzi dei player: 31 sui 50 totali.
I progetti del PNRR
A poco più di un anno dall’apertura dei bandi, inizia a delinearsi il quadro dei progetti presentati per il PNRR: sono complessivamente 1.080 le iniziative, di cui 835 hanno ricevuto un punteggio dal Ministero. I progetti censiti sono relativi agli impianti per il trattamento rifiuti presentati nell’ambito della Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, Componente 1 “Economia circolare e agricoltura sostenibile”. Gran parte dei progetti riguarda le Linee relative agli impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata, e quelle degli impianti innovativi per il trattamento di materiali assorbenti ad uso personale (PAD), fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti tessili. Sono concentrate per lo più nel Meridione. Nel primo caso, il 52%, infatti, è nel Sud e Isole, il 29% nel Centro e il restante 19% nel Nord Italia. Il Lazio, con 94 progetti, vede la maggiore concentrazione, seguito da Calabria e Sicilia. In generale, le aree di intervento includono il revamping o la costruzione di impianti di selezione e/o trattamento, di centri di raccolta, la riconversione di TMB e persino la riqualificazione di una discarica. Tra tutti, prevalgono gli impianti per il trattamento della Forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani.
In conclusione, il WAS Report 2022 mostra un settore in rapido cambiamento, grazie a investimenti, aggregazioni e innovazione tecnologica. Molteplici sono i fattori che stanno trasformando le catene del recupero dei materiali, e tra queste vi sono da ricordare l’estensione del principio EPR in altre filiere, la nascita di nuovi sistemi di gestione e lo sviluppo di tecnologie di riciclo innovative.
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