Sono 35.000 le società italiane che potrebbero non reggere l’urto degli investimenti necessari a riconvertire i processi di produzione e uniformarsi agli obiettivi europei di emissioni zero al 2050. La transizione è però, al contempo, anche una grande opportunità, con un potenziale di investimento di 20,6 miliardi di euro per la trasformazione sostenibile dell’industria del nostro Paese.
A dirlo è l’indagine “Il rischio di transizione nel sistema produttivo italiano” condotta da Cerved su 683.000 società di capitali, che coprono circa l’80% del fatturato totale delle aziende e 10 milioni di addetti complessivi.
I processi di riconversione richiederanno infatti
ingenti investimenti per circa 57.000 società (l’8,4% del campione) che danno lavoro a 1,3 milioni di addetti e in cui si concentrano 285 miliardi di euro di debiti finanziari, poco meno del 31% di tutto il sistema delle imprese. Di queste, 35.000 (il 5% del campione), stando agli score di rischio creditizio e ai bilanci, non avrebbero i fondamentali necessari per sostenere gli investimenti senza compromettere il proprio equilibrio finanziario.
La situazione si presenta fortemente differenziata in base al settore, alla dimensione dell’impresa e al territorio in cui opera: i processi di trasformazione riguarderanno infatti in primo luogo le società più grandi, che impiegano più intensamente il capitale fisico, e
il Mezzogiorno, specializzato in settori che richiederanno cambiamenti significativi. La maggiore presenza di imprese a rischio di transizione alto o molto alto si registra nell’agricoltura, con l’89,4% di società che dovranno fare investimenti rilevanti per ridurre le emissioni, seguita dall’energia e dalle utility (61%). Più basse le quote osservate nell’industria (10,3%) e nei servizi (5,3%).
Le analisi indicano che l’incidenza di società a rischio alto e molto alto è pari al 16,5%
per le imprese più grandi (con oltre 250 addetti) e scende al diminuire della dimensione media, fino a toccare il 7,2% tra le micro-aziende (meno di 10 addetti). Ancora più alta l’incidenza dei debiti finanziari, che tocca il 37% nella fascia delle grandi imprese, contro quote tra il 16 e il 20% tra le PMI e le micro.
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