La collaborazione fra imprese delle filiere italiane spinge la crescita socialmente sostenibile: l’88% di queste realtà imprenditoriali ha adottato, nell’ultimo triennio pre-Covid, misure responsabili in tema di formazione del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale, rapporti con il sistema dell’istruzione, il mondo della cultura e il terzo settore (contro il 55% delle imprese non in filiera).
Una percentuale che sale al 92% al Sud.
Più nel dettaglio, il 50% delle imprese italiane delle filiere ha investito nella formazione per il miglioramento delle competenze del personale (contro il 25% delle altre imprese); il 43% ha puntato
su prodotti e/o processi a minor impatto ambientale (contro il 24%); il 40% ha perseguito attività volte a tutelare la salute e/o il benessere dei propri dipendenti (contro il 16%).
Sono in particolare
le imprese guidate dalle donne che lavorano all’interno delle filiere ad avere investito maggiormente nel welfare aziendale (il 46% contro il 39% delle altre imprese in filiera). Ed entro i prossimi tre anni, un terzo delle aziende delle filiere prevede di fare più investimenti nel green.
È quanto emerge dall’ultima indagine sulle imprese manifatturiere tra i 5 e 499 addetti realizzata dal
Centro Studi Tagliacarne per conto di
Unioncamere, secondo cui le imprese delle filiere mostrano una maggiore attenzione al benessere e allo sviluppo del capitale umano oltre che alla tutela ambientale, e alla qualità delle relazioni sociali sul territorio dove operano.
“Fino ad oggi sapevamo che le imprese che lavorano in filiera sono più performanti e più propense a sviluppare processi di innovazione, adesso abbiamo verificato anche che sono più attente ai temi del benessere aziendale e della sostenibilità grazie alla loro innata propensione a fare rete con altri soggetti”. E’ quanto sottolinea
il
direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, che aggiunge “proprio per questo possono essere un canale straordinario per portare a terra gli obiettivi della duplice transizione digitale ed ecologica contenuti nel Pnrr, perché hanno una naturale vocazione ad investire nell’ambiente e nella formazione per adeguare le competenze del proprio personale a questo passaggio”
. Anche a seguito della crisi da covid-19, le imprese in filiera sono ancor più convinte di aumentare la relazionalità entro i prossimi tre anni con i propri dipendenti sia in termini di welfare sia di formazione per competere. Il 19% delle imprese che collaborano tra loro prevede, tra il 2021 e il 2013,
di aumentare le iniziative per tutelare il benessere dei propri dipendenti contro il 12% di quelle non in filiera. Anche la quota di imprese che punta ad aumentare gli investimenti in formazione del personale è superiore nel caso delle imprese in filiera rispetto alle altre (10% vs 5%). E ben il 33% delle aziende delle filiere è pronta ad investire di più sul green, una quota doppia a quelle delle imprese non in filiera (14%).
Sono in tutto le 17 filiere individuate dal Ministero dello sviluppo economico, un universo che conta oltre 3,8 milioni di imprese - il 75% del sistema imprenditoriale italiano-, occupa più di 12 milioni addetti (71,4% del totale economia extra-agricola) e genera 2.500 miliardi di euro di fatturato (78,9% del totale industria e servizi). La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore - dalla creazione sino alla distribuzione - di un bene o servizio - si rileva un importante fattore di competitività per gli imprenditori.
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