Riscaldare gli edifici in maniera più sostenibile è uno degli obiettivi che l'Unione Europea persegue con convinzione da tempo. Il motivo è che se non si riuscirà ad efficientare il riscaldamento sarà molto difficile soddisfare il
Green Deal europeo voluto da Ursula von der Leyen.
È questo il motivo per il quale abbondano i finanziamenti ai progetti per il risparmio energetico degli edifici. Dopo
AeroGel e
Quantum è la volta di
Residue2Heat, a cui hanno partecipato Germania (coordinatore),Paesi Bassi, Finlandia, Italia e Austria. Per l'Italia hanno contribuito il CNR e il Politecnico di Milano.
Residue2Heat aveva l'obiettivo di trovare un combustibile per il riscaldamento diverso dal gas e dal petrolio, sostenibile e possibilmente frutto di un'opera di riciclo. Gli esperti coinvolti hanno individuato la soluzione in un
bio-olio prodotto da rifiuti agricoli e forestali.
Si tratta di un bio carburante liquido che si ottiene dall'ampia biomassa di rifiuti che già si genera in Europa. Riciclata e adeguatamente lavorata, può alimentare le
piccole caldaie delle abitazioni. I vantaggi che prospetta sono diversi. Al consumatore garantisce
costi accessibili. Al Pianeta promette una corposa
riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, con conseguente abbattimento del riscaldamento globale.
I numeri sono interessanti: secondo i dati inclusi nel progetto, se solo in Germania il 10 % delle vecchie caldaie venisse alimentato a bio-olio, si ridurrebbero le emissioni di biossido di carbonio (CO2) di circa
5,5 milioni di tonnellate all'anno.
Dal gas alla biomassa
Per attuare questo progetto occorrono due passaggi fondamentali. Il primo è lavorare le biomasse per renderle adatte alla combustione. Il secondo è adattare le caldaie esistenti perché possano bruciare questo combustibile.
Il primo passaggio è stato
risolto mediante un processo noto come
pirolisi veloce. Di norma i sistemi di riscaldamento residenziale non sono in grado di gestire le proprietà incoerenti del bio-olio. Utilizzando il processo rapido di pirolisi, la biomassa di scarto (come la paglia di grano, la corteccia, l'erba e il legno) può essere convertita in bio-olio. Garantendo la coerenza delle proprietà chimiche del combustibile, come il contenuto di acqua, i ricercatori sono riusciti a migliorarne la stabilità e la qualità e adattare FPBO (Fast Pyrolysis Bio-Oil) al riscaldamento residenziale.
Successivamente, gli esperti hanno esaminato e ottimizzato i sistemi di riscaldamento residenziali esistenti per consentire l'uso di FPBO. È stato un processo complesso, che ha richiesto la riprogettazione e la produzione di componenti del bruciatore adatti per la combustione di questo combustibile.
Olio risultante dal processo rapido di pirolisiSono stati testati per la compatibilità FPBO tutti i componenti tipici utilizzati nei sistemi di riscaldamento, come pompe e ugelli. I ricercatori hanno quindi studiato in laboratorio il comportamento del combustibile nei bruciatori prima di portare il processo su scala.
Risultati e implementazione
il coordinatore del progetto Herbert Pfeifer dichiara di avere ottenuto caldaie alimentata da FPBO che soddisfano la maggior parte delle esigenze operative e ambientali nell'ambiente previsto. Inoltre, la valutazione dell'impatto ambientale ha confermato gli impatti positivi del riscaldamento FPBO rispetto alle alternative fossili, soprattutto quando si tratta di ridurre le emissioni di gas a effetto serra (80-94 %).
È inoltre interessante notare che le ceneri recuperate dal processo di produzione FPBO possono essere
riciclate in applicazioni agricole, perché forniscono sostanze nutritive al suolo.
A questo punto bisogna lavorare sull'adozione di questa tecnologia. Il gruppo di lavoro ha approntato un piano di implementazione passo-passo per l'uso di FBPO nel riscaldamento residenziale. Dopo avere spiegato i vantaggi e le proprietà di questo combustibile ha ottenuto un'accettazione positiva da parte del pubblico.
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