Un sensore in grado di monitorare la qualità dell’aria in luoghi chiusi, come classi e uffici, e di segnalare quando aprire le finestre per disperdere così virus, batteri e microrganismi inquinanti, sulla base dei calcoli di un algoritmo di intelligenza artificiale. È questa la tecnologia offerta da
Fybra, prodotto della startup innovativa
FBP – Future is a Better Place, una soluzione divenuta ora ancora più importante visto il periodo di emergenza sanitaria che ci troviamo a vivere. Perché la correlazione, ampiamente dimostrata dalla comunità scientifica, è ormai certa: il Covid-19 in ambienti chiusi si propaga nell’aria tramite microgoccioline trasmesse da persone infette e l’andamento di umidità e di CO2 può indicare l’aumento del rischio di propagazione nella stanza delle particelle infettanti. A ribadirlo è un
position paper a firma di Alberto Saracco e Roberto Raggi, medici specialisti di Igiene e Medicina Preventiva, commissionato da FBP per ottimizzare l’algoritmo di Fybra.
«Abbiamo calibrato le potenzialità del prodotto sulle esigenze che nascono dall’emergenza in corso – spiega
Gaetano Lapenta, direttore generale di FBP –. Fybra ora presenta quattro livelli di precauzione, regolabili in base al territorio in cui viene utilizzato, sulla base dei diversi decorsi epidemiologici della pandemia. Nelle regioni con più casi o R0 più alto, si potrà settare al massimo livello di allerta per scendere, via via, nei luoghi meno colpiti».
La tecnologia di FBP, Energy Service Company (Esco) specializzata in efficienza energetica e spin-off del gruppo Focchi, leader nella progettazione e realizzazione di sistemi di involucro complessi, è nata infatti per
aumentare attenzione e produttività all’interno di scuole e luoghi di lavoro. Sulla base di due studi specifici le analisi spiegano come
una qualità dell’aria migliore permetta alle aziende di ridurre del 20% la CO2 nell’aria, abbattendo così del 15% le assenze per malattia e aumentando della stessa percentuale la produttività. Risultati ancor migliori nelle scuole: -40% di CO2 nelle classi e + 20% di attenzione degli studenti. In poche parole:
con un buon ricambio d’aria si lavora e si apprende meglio.
Fybra inoltre, nella versione per le scuole, è anche un prodotto «educational»: i dati possono essere monitorati in tempo reale e i docenti possono creare con essi percorsi didattici per accrescere le capacità di analisi degli studenti.
Ma come funziona il sensore? Dotato di intelligenza artificiale, è capace di «fotografare» velocemente ogni ambiente e di stabilire i tempi necessari per il ricambio aria. Poi, con impulsi visivi e sonori,
il sensore comunica all’utente la necessità dell’apertura di finestre e della conseguente immissione di aria «pulita». Una tecnologia che si innesta perfettamente tra le nuove esigenze del ritorno al lavoro e (a settembre) a scuola, e le nuove regole dettate dal Coronavirus.
A dimostrarlo anche
lo studio di Alberto Saracco e Roberto Raggi, rispettivamente epidemiologo e specialista di igiene e medicina preventiva: un’analisi che spiega come le microgoccioline di saliva o espettorato, ormai comunemente conosciute come microdroplet, emesse con il respiro o semplicemente parlando, rimangano a lungo nell’aria diventando vettori per virus e batteri, e si accumulino (aumentando il rischio di contagio) in ambienti con elevata umidità e presenza di CO2. Un rischio spesso aumentato dalla presenza di ventilazione forzata, in particolare monodirezionale. «La sostituzione dell’aria interna con aria proveniente dall’esterno determina una minor concentrazione e diluizione delle goccioline – spiegano Saracco e Raggi – quindi abbassa la potenziale carica batterica e virale presente con un conseguente minor rischio di contagio».
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