"La crisi del commercio si trasferisce a cascata sulla produzione agroalimentare con 6 aziende su 10 (58%) che hanno registrato una diminuzione dell’attività". E’ quanto emerge dall’indagine
Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’allarme lanciato da Confcommercio sul rischio chiusura che riguarda soprattutto
45mila strutture della ristorazione nonché il commercio ambulante.
Un mercato di sbocco vitale per molte imprese dell’agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che – sottolinea la Coldiretti – trovano nel consumo fuori casa un canale privilegiato di vendita e sulle quali gravano anche le difficoltà all’esportazione con molti Paesi stranieri che hanno le stesse difficoltà.
In gioco c’è una filiera che,
allargata dai campi agli scaffali fino alla ristorazione, – continua la Coldiretti – vale 538 miliardi di euro e offre lavoro a 3,6 milioni di persone. Un sistema che – precisa la Coldiretti – coinvolge di 740mila aziende agricole,
70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia, tra ipermercati (911) supermercato (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000) oltre a 330mila imprese impegnate nella ristorazione, tra bar e ristoranti.
"In questo contesto è particolarmente rilevante l’annuncio del Governo e delle regioni
sulla possibile riapertura delle strutture di ristorazione per far ripartire una importante fetta dell’economia nazionale con la spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa che prima dell’emergenza coronavirus – evidenzia la Coldiretti – era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani".
“L’agricoltura italiana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità come evidenziato dal piano Marshall elaborato da Coldiretti. L’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico dell’agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità”
ha affermato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “se è vero che agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione stanno tenendo duro, non si può negare che molte filiere siano in profonda crisi”.
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