Oggi ci sono pochi "valori" capaci di conservare la fiducia dei consumatori. Ma il
Made in Italy in campo alimentare resta una delle certezze su cui contare. Questo però non vuol dire che il settore agrifood italiano non debba evolvere
recependo le tecnologie della digitalizzazione. E farlo anche velocemente, per aumentare la sua competitività.
Anche perché l'agroalimentare è tornato ad essere un settore di interesse per le
nuove generazioni di lavoratori. Ma resta un ambito in cui il rapporto tra impegno e ritorno economico deve essere migliorato. Le tecnologie aiutano anche in questo, contribuendo ad
aumentare la produttività e a rendere più efficiente tutta la filiera. Anche ad accorciarla, quando serve.
Le tecnologie che le aziende del mondo agrifood possono mettere in campo sono molte. Secondo i pessimisti,
persino troppe per un comparto che è poco abituato alle tecnologie avanzate. Ma il segnale positivo del mercato è che l'offerta sta migliorando in quantità, varietà, completezza. E che le aziende potenziali utenti sono
molto meno dubbiose di quanto si temesse.
Secondo l'Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia, sul mercato ci sono oltre
trecento soluzioni catalogabili come Agricoltura 4.0, in particolare per l'agricoltura di precisione e per quella interconnessa. La gran parte (80 percento in valore) di queste soluzioni fa capo ad operatori già noti del settore. Ma è un fatto positivo che il resto del mercato sia appannaggio di startup, anche italiane.
Lo
spazio per crescere, incumbent o startup, indubbiamente c'è. Si stima che il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 valga tra i 370 e i
430 milioni di euro. A fronte di un mercato europeo di circa due miliardi e uno globale di circa sette. Tra il 2018 e il 2017 il mercato globale è raddoppiato, quello italiano è cresciuto del 270 percento. Ecco perché il settore
interessa molti. L'Osservatorio ha contato
81 operatori già affermati e 29 startup innovative che si "spalmano" lungo la filiera agrifood digitale: Internet of Things, robotica, droni, analisi di dati, macchine e attrezzature per il campo, componentistica e strumenti elettronici.
In questo scenario si potrebbe fare qualcosa in più lato startup, ma è un problema italiano che non tocca solo l'agrifood. Non per la numerosità delle imprese, va detto. Le startup nostrane ci sono. E anzi siamo il Paese europeo con il maggior numero di neo-aziende agrifood. Ma
non attraggono investimenti. Solo 25,3 milioni di euro sui 2,9 miliardi di dollari raccolti dalle startup agrifood a livello globale.
L'offerta in sintesi c'è, ma come viene applicata - letteralmente - sul campo? Le aziende agricole italiane
appaiono ben disposte verso l'innovazione, secondo l'Osservatorio. Il campione esaminato indica di riconoscere il valore dell'innovazione in stile Agricoltura 4.0. Tanto che un po' più della metà dei rispondenti indica di usare già soluzioni orientate in tal senso.
Con
pragmatismo, però. Le aree più interessate dall'innovazione sono legate alla
produzione, per ridurne i costi ed aumentarne la resa. Ad esempio, il 55 percento delle aziende ha "innovato" pianificazione delle colture, semina, coltivazione, raccolto. E il 45 percento di questo gruppo lo fa da oltre cinque anni. Le altre evoluzioni tecnologiche sono considerate importanti ma
non una priorità. La sensazione è che il valore delle nuove tecnologie in produzione sia ben chiaro. Per altri ambiti deve invece essere ancora dimostrato nei fatti.
Certo dipende molto dal tipo di azienda che approccia le nuove tecnologie. E qui
le dimensioni contano. Le aziende con oltre cento ettari coltivati adottano soluzioni di Agricoltura 4.0 nel 65 percento dei casi. La percentuale scende al 25 percento nel caso delle aziende con meno di dieci ettari gestiti.
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