È un concetto destinato a entrare nel gergo comune:
fattorie verticali, ossia luoghi di produzione senza terra in ambiente controllato di specie vegetali e anche animali sviluppati in verticale e adatti ad essere realizzate in ambito urbano. Le vertical farm rappresentano perfettamente il movimento globale verso
la produzione primaria di alimenti distribuita e più vicina possibile al luogo di consumo e comportano una lunga serie di vantaggi, dall’eliminazione di anticrittogamici e pesticidi al fortissimo risparmio di acqua e nutrenti, all’aumento della produzione senza discapito della qualità grazie all’indipendenza dal clima, dalle stagioni e persino dal ciclo giorno/notte.
Gli architetti e gli urbanisti si sono immediatamente interessati all’idea, i primi alla ricerca di nuovi valori e obiettivi
nella progettazione dei singoli edifici, i secondi di fronte al problema, da trasformare in opportunità, della conversione di paesaggi e architetture industriali e di servizio delle società a bassa crescita demografica e alla necessità di uno sviluppo sostenibile delle aree urbane. Infatti, le pubblicazioni specializzate e i siti web di architettura sono pieni di spettacolari rendering di meravigliosi progetti di grattacieli,
strutture biomimetiche e paesaggi urbani incentrati sul concetto di vertical farm ad alta intensità di vetro, acciaio, compositi e verde.
Nella realtà la stragrande maggioranza delle fattorie verticali già attive e in realizzazione
è ospitata in strutture già esistenti dismesse e riqualificate. Edifici industriali, centri commerciali, magazzini, complessi di uffici, parcheggi multipiano, persino un bunker della Seconda Guerra Mondiale (a Londra): non esiste, o quasi, edificio che non possa essere in linea di principio convertito alla produzione primaria di cibo. Le tecnologie che rendono possibili le fattorie verticali, infatti, le rendono indipendenti sia dall’ambente esterno che dall’involucro che le contiene: illuminazione a LED a frequenze selettive, cogenerazione di energia elettrica e calore da biomasse e biogas, coltivazioni senza suolo (idroponica), senza supporto (aeroponica), con autoproduzione integrata di una parte dei nutrienti (acquaponica), per citarne solo alcune.
Il tema ormai è maturo anche in Italia. La seconda sessione dedicata al Vertical Farming nell’ambito di AquaFarm, il 26 gennaio, è intitolata proprio
“A come AgriTeTtura = le Tecnologie che uniscono Agricoltura e Architettura”. Ne parleranno architetti di primo piano che stanno progettando le fattorie verticali Made in Italy: Matteo Benvenuti ci spiegherà le vertical farm autosufficiente e a (quasi) ciclo chiuso;
Beno Biundo della Cooperativa Empedocle, che in Sicilia sta realizzando prototipi di fattorie verticali per riqualificare le periferie di Agrigento;
Katia Parati dell’Istituto Spallanzani, che sta sperimentando la riconversione delle numerose serre florovivaistiche abbandonate, a seguito della gravissima crisi del settore, a culture di microalghe ad elevato valore aggiunto. E ancora, Roberto Tognetti ci racconterà come la riconversione di paesaggi e architetture industriali in vertical farm possa essere un’opportunità per diversi settori (tra cui quello immobiliare, ambientale, agricolo…). Da ultimi, ma non meno importanti, chi sta realizzando percorsi di formazione multidisciplinari per progettisti di fattorie verticali, e il Progetto OpenAgri-UIA con il quale, al centro di un grande partenariato pubblico-privato, il
Comune di Milano intende convertire una cascina suburbana alle nuove tecnologie di coltura. Insomma, il futuro è di un verde luminoso per le fattorie verticali, anche in Italia.
A differenza di innovazioni molto “spinte” all’attenzione comune e spesso solo esercizi estetizzanti, le fattorie verticali e le relative tecnologie non solo sono una soluzione a problemi reali, ma hanno già almeno
quattro mercati già pronti e fiorenti, che promettono di rivoluzionare a breve termine.
Il programma delle conferenze di AquaFarm 2017 è disponibile in costante aggiornamento nella sezione Programma del sito web
www.aquafarm.show.
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