Secondo una ricerca del celebre quotidiano statunitense “
The New York Times”, realizzata in collaborazione con
McKinsey, rivela che molte aziende bruciano un'enorme quantità di energia per trasferire dati a milioni di utenti: si tratta di
30 milioni di watt di elettricità a livello mondiale, pari all'energia prodotta da
30 centrali nucleari.Per McKinsey, solo una quota che varia tra il 6 e il 12% serve ad alimentare la capacità di calcolo: il resto viene
disperso in vari modi.
Quando si chiedono per esempio informazioni riguardanti un determinato locale, i dati possono transitare da server distanti anche più di
diecimila Km.
Un altro problema è rappresentato dal
sovradimensionamento del data center deciso dalle aziende del settore che non vogliono rischiare la caduta dei propri sistemi né intendono eliminare un'applicazione anche quando non è più utilizzata.
Spesso, questi grandi server ricevono l'elettricità di cui hanno bisogno da rudimentali motori diesel che sono fortemente inquinanti.
Ma il problema dell'elevato volume di energia assorbito da internet non è comunque un problema nuovo: già nel 2007 l'
Epa, l'Agenzia ambientale del governo Usa, aveva lanciato un allarme in un rapporto inviato al
Congresso di Washington.Tare le aziende che si sono impegnate maggiormente su questo fronte troviamo
Google, Facebook e Apple.Jonathan Koomey, professore a Stanford che ha collaborato alla ricerca, ha però corretto un po'il tiro affermando che le aziende bruciano sì molto, ma
non più dell'1,3%dell'energia consumata a livello mondiale e aggiungendo che comunque si stanno facendo molti passi in avanti nel risparmio.
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