Con 950 milioni di utenti, milioni di album fotografici e status da aggiornare ripetutamente, Facebook ha
rilasciato lo scorso anno 285.000 tonnellate di CO2 equivalente (CO2 e altri gas a effetto serra), una quantità cinque volte inferiore rispetto a Google (se prendiamo in considerazione le ultime notizie riguardo alle emissioni del motore di ricerca che nel 2010 parlavano di 1,5 milioni di tonnellate di CO2).
In pratica l'uso del social network 'costa' a ogni utente in termini di emissioni di CO2 circa 269 grammi al mese, meno della produzione di una tazza di caffe' o di tre banane.
Lo ha affermato lo stesso social network che ha rivelato per la prima volta la sua 'impronta ecologica'.
Oltre il 70% delle emissioni sono causate dai data center negli Stati Uniti; il 4% dai venticinque uffici in cui lavorano i dipendenti del social network e il 22% dai trasporti e dal traffico pendolare.
La società statunitense ha pubblicato anche il suo
mix energetico (532 milioni di kWh). Circa il 27% dell'energia Facebook la trae dal carbone, il 23% da energie rinnovabili, 17% gas naturale, 13% nucleare. Questi dati però si riferiscono solo a un quinti della sua produzione di energia perchè il resto non è rintracciabile a quale fonte appartenga.
Facebook ha fissato inoltre il 2015 come anno in cui la piattaforma srà alimentata per il 25% completamente da fonti rinnovabili.
"Facebook continuera' a monitorare e rivelare l'impronta ecologica -
si legge sul sito - la nostra speranza e' che con la comprensione di quale sia il nostro impatto possiamo fare scelte migliori".
Greenpeace ha accolto positivamente il passo fatto da Facebook verso una maggiore trasparenza: "il fatto di aver rivelato questi dati dimostra che la società fa sul serio e vuole che tutto il mondo - tra cui tutti coloro i quali utilizzano Facebook - segua la sua strada".
"
La descrizione dettagliata e l'annuncio dell'obbiettivo di potenziare l'uso di energia pulita dimostra che l'azienda fa sul serio e che è determinata a perseguire un modello sostenibile", ha aggiunto in un comunicato
Gary Cook, International Senior IT Analyst di
Greenpeace.
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