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TÜV Italia: il riciclo della plastica è un obiettivo comune per governi, imprese e consumatori

In occasione della giornata mondiale del riciclo, programmata per il 18 marzo 2023, la visione di TÜV Italia che, grazie alle attività svolte dai laboratori pH, può offrire supporto alle aziende.

Redazione ImpresaGreen

La plastica non biodegradabile accumulata negli oceani e sulla terra rappresenta una minaccia per la fauna selvatica e l'ecosistema. Il riciclo della plastica permette di ridurre l'impatto ambientale, conservare le risorse naturali e produrre materiali nuovi a basso impatto ambientale. Tuttavia, per ottenere un impatto significativo, è necessario che vi sia una maggiore consapevolezza e un impegno da parte dei governi, delle industrie e dei consumatori per aumentare la quantità di plastica riciclata e ridurre la produzione di nuovi materiali a base di plastica non riciclabile.

Un primo passo è stato fatto grazie alla cosiddetta direttiva SUP, ovvero il Decreto Legislativo n. 196 dell’8 novembre 2021, pubblicato in GU del 30 novembre 2021, dove è stata recepita la Direttiva del 5 giugno 2019, n. 2019/904/UE “sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti in plastica sull’ambiente”.

La finalità di questo decreto, molto importante a nostro avviso, è quella di prevenire e ridurre l’incidenza di prodotti monouso di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e di conseguenza sulla salute umana”, dichiara Silvia Arrigoni, Sales Area Manager Food Contact dei laboratori pH - Gruppo TÜV Italia. “In aggiunta, si prefigge l’obiettivo di incentivare misure volte a promuovere l’utilizzo di plastica riciclata idonea al diretto contatto alimentare nelle bottiglie per bevande”.

Tra le misure introdotte, il decreto prevede specifici requisiti per le bottiglie per bevande e relativi tappi e coperchi, con una capacità fino a tre litri.

I tappi delle bottiglie sono, infatti, tra i rifiuti più comuni che si possono trovare a terra e tra i dieci prodotti inquinanti più spesso rinvenuti sulle spiagge europee perché possono staccarsi facilmente dai loro contenitori e andare perduti per semplice distrazione. In generale, secondo un dossier di Legambiente, la plastica è il materiale più rinvenuto, rappresentando l'81% dei rifiuti sulle spiagge italiane.

A decorrere dal 3 luglio 2024, i prodotti di plastica monouso, elencati all’interno del decreto, i cui tappi e coperchi sono di plastica, possono essere immessi sul mercato solo se questi restano attaccati ai contenitori per la durata dell’uso previsto del prodotto. Molte aziende si sono già adeguate, senza aspettare il 2024, e hanno iniziato a produrre tappi – denominati tethered – che non si staccano da bottigliette o contenitori, assicurando così il suo corretto smaltimento.

In aggiunta, il Decreto Ministeriale n. 113 del 18 maggio 2010 imponeva l’utilizzo di almeno il 50% di materia vergine nella produzione. Con la Legge 13 ottobre 2020 n. 126, bottiglie e vaschette alimentari possono essere interamente costituite da PET riciclato al 100%.

La direttiva 2019/904 SUP (Single Use Plastic) ha posto dei target per limitare l’uso delle bottiglie in plastica monouso a favore dell’utilizzo di riciclato:

  • 77% di raccolta separata delle bottiglie di plastica entro il 2025
  • 90% di raccolta separata delle bottiglie di plastica entro il 2029
  • integrare il 25% di plastica riciclata nelle bottiglie in PET a partire dal 2025
  • integrare il 30% di plastica riciclata in tutte le bottiglie di plastica a partire dal 2030

L’uso di R-PET (Recycled PET) può essere una delle soluzioni da seguire dato che, essendo ottenuto da processi di recupero e riciclaggio del comune PET, permette di abbassare i valori dell’impronta di CO2 legata alla produzione. Secondo i dati del The New Plastics Economy Global Commitment 2019 Progress Report, riciclare 1kg di R-PET equivale infatti a ridurre le emissioni di CO2 di 3kg.

Ovviamente vi sono alcuni aspetti critici nell’utilizzo di plastica riciclata”, aggiunge Arrigoni. “Dalla ricerca della Brunel University di Londra che afferma che le bevande imbottigliate utilizzando R-PET possono contenere, rispetto alle bottiglie di nuova produzione, concentrazioni più elevate di sostanze chimiche potenzialmente dannose come gli interferenti endocrini. Oppure l’ONG ambientalista Zero Waste Europe, che dichiara che non tutta la plastica riciclata torna sul mercato sotto forma di nuove bottiglie e, soprattutto, i produttori di bottiglie in PET non hanno sempre accesso a questo materiale a favore di un circuito chiuso di riciclo”.

TÜV Italia, grazie ai propri laboratori pH, ha la possibilità di supportare le aziende del settore effettuando numerose attività e offrendo vari servizi, tra cui test accreditati e specifici in conformità alle leggi nazionali e a standard europei e internazionali, attività di screening di sostanze chimiche non intenzionalmente aggiunte (NIAS) e di costituenti (IAS), oltre che con la valutazione della loro migrazione entro i limiti di legge negli imballaggi R-PET e pratiche di risk assessment sui materiali non normati in maniera specifica.

Affinché queste normative abbiano successo è necessario valutare attentamente la sicurezza del processo di riciclaggio, preferendo fasi superclean, un design attento delle bottiglie, e incentivare un sistema di riciclaggio e riutilizzo a circuito chiuso, oltre che a un controllo rigoroso del prodotto finito.



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Pubblicato il: 15/03/2023

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