La
stampa 3D viene considerata una componente essenziale nello sviluppo di
nuove tecniche e nuovi modelli di business per il manufacturing. Questo per una serie di vantaggi che porta alla produzione:
nuove geometrie, la possibilità di usare nuovi materiali, la maggiore semplicità in fasi importanti come la prototipazione. Si parla invece meno della
possibile maggiore sostenibilità dell'additive manufacturing. Sopratutto perché non esistono in merito analisi approfondite.
I sostenitori della stampa 3D ritengono che la produzione additiva
sia genericamente più "verde" perché la fase di produzione in sé è più ottimizzata rispetto ad altre tecniche tradizionali. E perché la stampa 3D
abilita modelli di produzione più sostenibili. Ma la sostenibilità di un intero processo produttivo
non si può valutare concentrandosi solo sulla sua fase chiave. Occorre guardare
più in là. Sia molto prima, a partire dall'approvvigionamento dei materiali, sia molto dopo, sino allo smaltimento del prodotto finito.
La
Additive Manufacturer Green Trade Association (AMGTA) si propone di fare proprio questo, in collaborazione con il Rochester Institute of Technology. L'idea della AMGTA è
partire da un caso concreto, o meglio da un pezzo: un componente di una turbina da aereo prodotto per sinterizzazione di polveri metalliche. Ne verrà calcolato l'impatto ambientale complessivo,
in tutto il suo ciclo di vita, e questo impatto sarà confrontato con quello dello stesso componente ma prodotto in maniera tradizionale.
Lo studio, si spiega, analizzerà ben
18 indicatori ambientali diversi per quantificare la sostenibilità del componente. Durante tutto il suo ciclo di vita: l'estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l'uso (con eventuale riuso e riciclo), lo smaltimento finale.
Non è detto che l'additive manufacturing risulti vincente in tutte le fasi del ciclo di vita esaminato, ma lo studio dell'AMGTA
almeno definirà una baseline utile per futuri confronti. Una base di confronto che oltretutto è pensata per essere in linea con lo standard
UNI EN ISO 14040 (
Gestione ambientale, Valutazione del ciclo di vita, Principi e quadro di riferimento). I risultati dello studio sono attesi per la primavera 2022.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
ImpresaGreen.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.
Notizie che potrebbero interessarti:
Da BNP Paribas un fondo per rispondere alla...
Alluminio: a METEF 2025 le innovazioni per la...
Edileco arriva a Milano con il primo ufficio...
C.O.I.M. presenta il nuovo Bilancio di...
Epson collabora con Maersk per ridurre le...
RENTRI: al via stampa nuovo modello di registro...