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Decolla la raccolta di oli alimentari esausti in 45 piccoli Comuni del Lazio

L’olio esausto è inquinante ma diventa una risorsa se riciclato correttamente.

Redazione ImpresaGreen

Attivare la raccolta di oli e grassi animali e vegetali esausti nei Comuni a bassa densità abitativa del Lazio: è questa la sfida che la Regione e il consorzio RenOils si sono posti 10 mesi fa, firmando un protocollo di intesa. Il risultato è stato un successo: hanno dato la propria adesione ben 46 Comuni con meno di 5.000 abitanti (18 in provincia di Roma, 14 in provincia di Rieti, 7 in provincia di Viterbo, 5 in provincia di Frosinone e 2 in provincia di Latina) che hanno ricevuto complessivamente 79 contenitori destinati a raccogliere l’olio di scarto prodotto nelle cucine dei cittadini.  
Ad oggi i 9 Comuni in cui la raccolta è andata a regime nel 2020 hanno recuperato in media circa 300 litri di olio esausto ciascuno, con punte fino a 800 litri come nel caso di Castrocielo.
L’olio utilizzato in cucina, se non recuperato correttamente, è inquinante e per questo è importante non buttarlo nel mare, così come nel lavandino, nello scarico del bagno o tal quale sui terreni. Un litro di olio è responsabile dell’inquinamento di circa 1.000 mq di acqua, forma una sottile pellicola impermeabile che impedisce l’ossigenazione e compromette l’esistenza della flora e della fauna marine. L’olio esausto è responsabile dell’inquinamento di terreni coltivabili e delle reti fognarie con ingenti costi di depurazione a carico delle Amministrazioni e quindi dei cittadini.  
È importante sottolineare che, se gestito correttamente, questo rifiuto è una risorsa preziosa: l’olio alimentare esausto è infatti riciclabile al 100% per la produzione di biodiesel, l’utilizzo in impianti di cogenerazione e la produzione di biolubrificanti.

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Pubblicato il: 12/04/2021

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