Le
biotecnologie sono una chance importante per l'Italia per uscire dalla crisi e per sfruttare la trasformazione globale accelerata dalla crisi pandemica. Non solo: è un'occasione unica per il nostro Paese per mettere al centro del dibattito pubblico
l'innovazione e la ricerca. Se n'è parlato nel corso dell'evento digitale
Biotech, il Futuro Migliore, organizzata da Federchimica e Assobiotec.
Biotech è un link fra ricerca pubblica e privata, necessario perché il time to market è molto breve, e perché la ricerca deve lavorare di pari passo con la disponibilità delle innovazioni. Nella ricerca privata devono essere tenute in particolare considerazione le piccole startup, che spesso brillano per creatività e che per questo costituiscono il brodo di coltura da cui attingono i grandi gruppi per passare alla fase di industrializzazione e commercializzazione.
È un passaggio importante quello di cui si è parlato, perché come ha sottolineato
Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca,
"il valore sociale della ricerca è inestimabile: cibo e ambiente sono valori fondamentali per la convivenza civile. Mai come nel campo biotech c'è un senso di bene comune, da coniugare con l'aspettativa economica. Dobbiamo guardare al benessere collettivo, con forte impatto sociale a valore comune".
Gli ha fatto eco il Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, secondo cui "
il tempo che viviamo ci dà l’occasione straordinaria di generare opportunità nuove e di ripartire con ancora maggiore consapevolezza dalla scienza, dalla ricerca e dall’innovazione per costruire un futuro migliore per l’ambiente e la salute delle cittadine e dei cittadini. […] È da qui che il Paese si rimette in cammino".
Biotech in Italia, numeri e proposte
Il biotech in Italia conta
696 imprese attive a fine 2019, 13 mila addetti (di cui il 34% impiegato in R&S) e un fatturato totale di oltre 12 miliardi di euro. Il 49% delle imprese biotech ha come settore di applicazione prevalente quello legato alla salute umana, il 39% alla produzione e/o lo sviluppo di prodotti e servizi per applicazioni industriali o ambientali (29,9%) o per applicazioni veterinarie, agricole e zootecniche (8,6%).
Le biotecnologie quindi non sono un settore, ma un patrimonio trasversale che abbraccia settori anche molto diversi, come
la biomedicina, il cibo, l'agricoltura, la protezione, la salvaguardia e il recupero dell'ambiente. Questo fa emergere quanto sia importante una ricerca multidisciplinare capace di affrontare aspetti diversi, frantumando i silos e guardando all'
innovazione in maniera orizzontale.
La sfida che si profila all'orizzonte è quindi lo sviluppo di competenze del digitale e dell'ambiente, la transizione green, e la creazione di modelli economici di sviluppo diversi. Il premio è la creazione di una nuova prospettiva e di una nuova visione di futuro.
Enrico Giovannini, economista, fondatore e portavoce ASviS Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, sottolinea che l'Italia si sta muovendo a passo lento perché sta ancora lavorando al proprio piano di ripresa e resilienza. Quello attraverso cui l'UE dovrebbe finanziare il Recovery and Resilience Facility, meglio conosciuto come
Next Generation EU. Secondo Giovannini, la difficoltà per l'Italia è che "
non è abituata a fare programmazione strategica espansiva. Non abbiamo un'istituzione che se ne occupa. E si vede, perché se confrontiamo le linee guida del Governo sulla preparazione del piano per la Ripresa e Resilienza con quelle di Spagna e Francia scopriamo che nel piano francese e spagnolo la parola futuro è presente 18 volte, nel nostro documento è del tutto assente. Proviamo ad assembrare progetti, invece di chiederci dove vogliamo andare e sviluppare i progetti necessari per arrivarci".
Vediamo allora come fare per arrivarci. Open Innovation, economia circolare e transizione ecologica sono le parole chiave del Next Generation EU. Questo perché è ormai chiaro come
emergenza ambientale ed emergenza sanitaria costituiscano un binomio indissolubile. Lo slogan della World Health Organization "one planet, one health" non è casuale, indica che la mancata tutela dell'ambiente è la radice delle tante emergenze che ci troveremo ad affrontare nel 21mo secolo.
È quindi necessario correlare questioni ambientali, economiche e sociali. Ed è in questo frangente che è necessario
fare sistema non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Ursula von der Leyen ha dato prova di grande coraggio parlando di sviluppo sostenibile e di costruzione di resilienza, i Governi e le imprese devono seguirla. Next Generation EU apre spazi alle imprese che vogliono seriamente cambiare il modello di sviluppo, dopo che il modello di capitalismo ha prodotto esiti devastanti sull'ambiente. Quello che è necessario è una
svolta nella direzione della sostenibilità.
Produrre di più e meglio con meno
Ettore Prandini, Presidente Nazionale Coldiretti, entra nel vivo dei cambiamenti che si possono fare sfruttando il biotech nel settore di sua competenza. Come indicato sopra, significa produrre di più e meglio, con meno. Per farlo serve una nuova forma di sostegno alla ricerca, anche di carattere pubblico, perché il nostro Paese ha investito poco finora. "
L'Italia può essere protagonista non solo nell'acquistare beni e servizi, ma anche nel produrre beni e servizi per metterli a disposizione del sistema industriale italiano " sottolinea.
Prandini prosegue indicando che "
bisogna fare squadra e investire su quello su cui non abbiamo puntato. Pensiamo a tutto il tema legato all'acqua, a tutto ciò che poterebbero generare i nuovi bacini di accumulo per diventare sempre più autosufficienti, alla chimica, alla cisgenetica. Stiamo lavorando con multinazionali che vogliono investire perché riteniamo che molto si possa e si debba fare".
Si parla quindi di opportunità, che scaturiscono dal tema
green in cui
l'Italia può essere un punto di riferimento in Europa per agricoltura, ambiente, biologico, senza demonizzare l'agricoltura tradizionale. Molto si può fare in termini di innovazione e ricerca, però bisogna fare sì che i risultati arrivino direttamente alle imprese, altrimenti non creiamo consapevolezza e non sfruttiamo i risultati ottenuti.
Un sistema interconnesso
L'errore da non commettere è quello di isolare i settori di ricerca.
Fabio Fava, del Gruppo di coordinamento nazionale per la bioeconomia presso il CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Professore dell’Università di Bologna, sottolinea infatti che bisogna "
interconnettere e governare un sistema interconnesso, perché la bioeconomia è un metasettore composto da tanti settori che hanno fatto un percorso individuale e che ora devono far parte di un unico sistema". Si pensi ad esempio ad agricoltura, allevamento, gestione delle acque, valorizzazione
acque refleue, forestale, agroforesta, biomassa marina e l'industria che trasforma il biomateriale non alimentare, come le bioraffinerie.In tutti questi settori le biotecnologie giocano un ruolo determinante.
E in molti comparti
siamo primi in biodiversità e in numero di prodotti di qualità sul mercato. Questo non significa che non si possa e non si debba migliorare: bisogna compiere passaggi importanti e divenite più sostenibili, mediante filiere più efficienti nella produzione e nella trasformazione, una migliore rigenerazione dei suoli, e una gestione strategica delle arre industriali dismesse. Per fare tutto questo occorre interconnettere attori e settori, con filiere più lunghe e resilienti.
Dove si possono ottenere ottimi risultati
Ci sono diverse opportunità e
finanziamenti per l'agricoltura digitale e biotech. Quello che bisogna fare è portare le sperimentazioni in campo, perché i campi devono diventare a tutti gli effetti il "lab to farm" con trasferimento tecnologico. Il tema centrale è fare in modo che la ricerca dei laboratori arrivi agli agricoltori, che è il passaggio indispensabile per fare che raggiunga poi la tavola.
Anche la tecnologia riveste un gioco importante, perché lavorando sulla digitalizzazione si possono installare sensori sul campo per la diagnostica e per
l'impiego dell'AI in agricoltura. Per esempio, sfruttando i satelliti si può stabilire la salute di un campo, dove agire, dove trattare, dove disperdere prodotti, dove irrigare e dove non agire. Tutto in modo semplice, come usare uno smartphone.
Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario di Stato alle Politiche agricole, alimentari e forestali, sottolinea che qualcosa si è già mosso. Con il Ministero delle Politiche Agricole è già stato attivato un progetto biotech che comprende due sperimentazioni fra diverse filiere.
Si chiama "dalla a di agrumi alla v di vite" e impegna 12 gruppi di ricerca su tutte le filiere produttive più importanti. È una grande opportunità per le imprese agricole italiane, perché consente di raggiungere obiettivi richiesti dall'UE e di grande importanza ambientale, economica e sociale.
I Piano per il biotech nazionale e lo sviluppo del Paese
Dopo avere visto le potenzialità del biotech e le motivazioni per le quali è importante, ecco il
“Piano per il biotech nazionale e lo sviluppo del Paese” firmato Assobiotec-Federchimica. Conta tre aree di intervento: Ecosistema, Scienze della Vita e Bioeconomia. Per ciascuna richiede una serie di interventi e misure che permettano al comparto di incrementare la propria competitività su scala globale e di esprimere al meglio le sue potenzialità nella lotta alla pandemia e per una ripartenza sostenibile del pianeta.
Sul fronte della bioeconomia è richiesto allo Stato di definire un quadro regolatore stabile e coerente sull'"end of waste", realizzare una mappatura nazionale dei siti industriali dismessi e favorirne la riconversione in bioraffinerie integrate nel territorio. Supportare la creazione di filiere integrate nel territorio, garantendo condizioni competitive nei processi di produzione di biomassa a tutti gli attori della catena del valore.
Agevolare lo scale-up delle tecnologie, la valorizzazione del patrimonio di biodiversità nazionale come fonte di risorse energetiche. Proseguire e potenziare il piano nazionale per le biotecnologie sostenibili in agricoltura e rivedere il quadro normativo per consentire la sperimentazione in campo delle biotecnologie sostenibili.
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