Coronavirus, turismo: 81 mln di turisti in meno, persi 20 miliardi
L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale con 24mila strutture agrituristiche diffuse lungo tutta la Penisola in grado di offrire 253mila posti letto e quasi 442 mila posti a tavola deserti per un totale di 14 milioni di presenze lo scorso anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat.
Redazione ImpresaGreen
"Ammontano a
81 milioni le presenze turistiche perse durante i tre mesi di primavera per effetto del lockdown che ha azzerato i flussi dei viaggiatori a partire da marzo che segna tradizionalmente il rilancio stagionale con il susseguirsi di occasioni di vacanza tra le festività di Pasqua, Festa della Liberazione, 1 maggio e Pentecoste, rilevante soprattutto per gli arrivi dall’estero". E’ quanto emerge da una analisi della
Coldiretti sugli effetti dell’emergenza coronavirus sulla base di dati Istat.
L’impatto economico fra marzo, aprile e maggio è drammatico con l’azzeramento della spesa turistica nel trimestre per una perdita stimata dalla Coldiretti in quasi
20 miliardi di euro per l’alloggio, la ristorazione, il trasporto e lo shopping.
A pagare il conto più salato è l’alimentare con il cibo che – sottolinea la Coldiretti – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa 1/3 della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.
In questo contesto è importante che sia stata pubblicata la FAQ che chiarisce che
non solo gli alberghi ma anche i bed and breakfast e le altre strutture ricettive come gli agriturismi possono già ospitare le persone che sono autorizzate a muoversi nel periodo di emergenza epidemiologica sempre nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie e della distanza interpersonale, evitando comunque di causare assembramenti negli spazi comuni o in prossimità degli accessi. Si tratta di una precisazione di rilievo per le strutture agrituristiche spesso situate in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti e con ampi spazi all’aperto dove – sottolinea la Coldiretti – è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza anti coronavirus.
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