E’
Commvault a intervenire sul delicato tema del
rapporto tra tecnologia ICT ed clima, dandone una lettura positiva:
“Che si creda o meno nei cambiamenti climatici antropomorfi, c'è una verità intangibile che è impossibile mettere in discussione - il fatto che abbiamo un unico pianeta. Persone come Elon Musk progettano viaggi interstellari e pensano a forme di vita su altri astri, ma lasciamo per un attimo da parte la fantascienza e concentriamoci su quello che abbiamo qui e ora... il pianeta Terra. Che vi piaccia o no, questo minuscolo pianeta del sistema solare sarà la casa dei suoi miliardi di esseri umani, piante e animali ancora per un po’”, afferma
Nigel Tozer, Solutions Marketing Director Ema, Commvault.L’accordo di Parigi, firmato il 12 dicembre 2015, ha l’obiettivo di
rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, mantenendo l’aumento della temperatura globale di questo secolo al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali.
Nigel Tozer, Solutions Marketing Director Ema, CommvaultPur essendo
un’iniziativa che riguarda le nazioni, in realtà
anche le grandi aziende svolgono un importante ruolo importante nel raggiungimento di questo obiettivo:
"È per questo motivo che le organizzazioni di tutto il mondo stanno cercando di operare in modo più sostenibile, e domande sul tema sono presenti in tutti i documenti di due-diligence - e per una buona ragione", prosegue
Nigel TozerL’impatto dell’ICT sul climaCome illustra
Nigel Tozer dall'inizio del secolo,
i data center e l’industria ICT in generale sono diventati uno dei più prolifici e significativi
consumatori di energia e quindi di risorse globali. Le aziende di tutto il mondo sono oggi guidate da big data, IoT, machine learning e AI, realtà virtuale, streaming, dati generati e raccolti da smartphone, dispositivi mobili, veicoli intelligenti… la lista è lunga. Oggi
i dati sono creati più dalle macchine che dagli esseri umani: la domanda quindi sorge spontanea:
qual è l’impatto reale di tutto ciò?
Una rapida ricerca su Internet dipinge un quadro chiaro di quanto il problema che stiamo affrontando sia imponente:
È interessante notare come, nonostante l’ICT abbia superato l’aviazione in termini di emissioni di carbonio, le emissioni di CO2 siano aumentate solo del 2% dal 2013 grazie all
’introduzione di numerose efficienze. Il cloud fa bene all’ambienteLe enormi
infrastrutture periferiche di data center, costruite dai provider di cloud iper-convergente,
non hanno un impatto così negativo sul pianeta come si era pensato all’inizio. Infatti, ognuno dei "tre grandi" fornitori di cloud (AWS, Microsoft e Google) gestisce i propri data center con livelli di efficienza adeguati che permettono di risparmiare molta energia. In aggiunta c'è l
'energia rinnovabile. Almeno due delle tre aziende generano energia da attività eoliche e solari. Due di esse affermano che le loro attività cloud sono al 100% neutre dal punto di vista delle emissioni di carbonio; una è il più grande consumatore mondiale di energia sostenibile, e un’altra ha raggiunto il 50% di energia rinnovabile con l’obiettivo di giungere al 100%.
"Questa spinta verso la sostenibilità da parte dei principali cloud provider e la vasta diffusione dei loro servizi sta aiutando a mantenere basso il livello le emissioni di CO2 del settore tecnologico", dice Nigel Tozer.Il cloud è responsabileIl messaggio per un
cloud responsabile è duplice: adottando un approccio di questo genere e scegliendo di lavorare con un provider dedicato, il team ICT di un’azienda avrà un impatto molto più sostenibile sulla quantità di carbonio emesso rispetto a un’infrastruttura on-premise. Inoltre,
migrando i dati e i workload nel cloud le organizzazioni possono gestirli e utilizzarli in modo più efficace in ambienti IT ibridi, più pragmatici e scalabili, assicurando approcci più efficienti e intelligenti alle divisioni dev/test, disaster recovery e analisi (per citare solo alcune aree di beneficio) che diventano così molto più snelle e competitive.
Non si può ignorare il vantaggio competitivo che l’impiego di tecnologie come il cloud può dare a un’azienda. Tuttavia, l’etica orientata al profitto non può essere l’unico motore di spinta.
Il problema del cambiamento climatico viene discusso in ogni continente ad ogni livello, dai singoli cittadini e dalle istituzioni, ed è considerato la sfida più grande e pressante affrontata finora.
“In qualità di dipendenti e di abitanti del pianeta, abbiamo tutti il dovere di prenderci cura delle generazioni future e salvaguardare la salute a lungo termine della Terra. Impegnandosi ad adottare il cloud in modo responsabile, le aziende di tutto il mondo possono svolgere davvero un ruolo chiave per un futuro più verde e sostenibile”, conclude Nigel Tozer, Solutions Marketing Director Ema, Commvault.
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