L'approccio al consumo di acqua sta cambiando. L'allarme sull'inquinamento dei mari e la presa di consapevolezza della popolazione sulla necessità di
cambiare le nostre abitudini ha giocato un ruolo fondamentale. L'azione globale del movimento Fridays for Future ha messo in evidenza, nella sua crudezza, l'impatto distruttivo che la plastica ha sui mari.
In un evento presso
BWT (Best Water Technology) la biologa marina Mariasole Bianco ha ricapitolato efficacemente l'importanza dell'azione dei mari. Gli oceani hanno trattenuto il 93% dei gas serra prodotti dalla rivoluzione industriale ad oggi e aiutano ad assorbire l'anidride carbonica. Senza questa azione oggi avremmo una temperatura di 36 gradi. Tanto basta per capire che la loro azione è fondamentale per la vita sulla Terra. E stiamo distruggendo questa vitale risorsa, riversando tonnellate di plastica negli oceani.
BWT, multinazionale che si occupa dell'acqua a 360 gradi, da tempo sviluppa soluzioni per portare ovunque acqua "bottle free". Sue molte casette dell'acqua che stanno popolando i paesi. Finora ne ha installate oltre 600, sulle oltre 2000 sparse su tutto il territorio nazionale.
Lorenzo Tadini, Direttore Commerciale di BWT, ammette che all'inizio ha incontrato molta resistenza. Secondo sondaggi interni, oggi il 73% della popolazione ha bevuto almeno una volta in un anno
acqua del rubinetto. Nel 2010 questa percentuale era del 42%. Oggi nel 22% dei casi è presente almeno un sistema di filtraggio dell'acqua, negli anni 2000 la percentuale era solo del 10%. S'intende qualsiasi sistema filtrante, anche la semplice brocca con filtro.
L'approccio quindi è cambiato, ed è un bene, visto che Tadini sottolinea come il 90% dell'acqua confezionata
contiene microplastiche. Un termine che identifica frammenti di dimensioni inferiori a 5 millimetri. E che contengono additivi della plastica
e altre sostanze dannose per la salute.
Un cambio che non è dovuto a un incremento a un incremento della qualità dell'acqua del rubinetto. È dovuto alla
caduta di pregiudizi, perché le acque degli acquedotti sono sicure. Il problema, spiega Tadini, è il
gusto. Con gli anni ci siamo abituati a bere acque più dolci. Ecco che quindi la sua azienda produce filtri su ogni livello (dalle caraffe filtranti ai sistemi industriali) che rendono l'acqua di acquedotto più gradevole al gusto.
Come? Togliendo il cloro e aggiungendo il
magnesio, che è un promotore di sapori. In pratica invoglia a bere. Non sono un inedito: le soluzioni industriali ci sono da tempo e sono ormai consolidate. Le
casette sono state ben accolte per la convenienza, la qualità dell'acqua (refrigerata e quasi sempre anche in versione gassata) e la progettazione intelligente. Si inseriscono nel contesto non solo per scelte estetiche, ma anche perché vengono realizzate da artigiani locali, usando materiali locali spesso riciclati. Valorizzano l'ambiente e i suoi abitanti, che quindi
ne fanno uso volentieri.
Il caso più interessante di BWT è però quello che riguarda la fornitura all'Università Bocconi di Milano. Interessante non tanto perché è stato un successo senza precedenti. Ma perché la richiesta di eliminare le bottigliette di acqua e installare dispenser plastic free è venuta dagli studenti. Nel kit di benvenuto di ciascuno è inclusa una borraccia, che tutti possono liberamente (e gratuitamente) riempire in uno dei 44 punti presenti nell'ateneo.
Punti con igiene garantita, perché i beccucci di erogazione sono protetti da barriere che impediscono all'imboccatura delle borracce o a dita incaute di contaminarli.
L'approccio, da parte dei giovani, è quindi cambiato. Il lavoro però è tutt'altro che terminato. La sfida ora si sposta nei parchi, negli ospedali e negli uffici, dove la chiusura mentale sembra ancora farla da padrona.
Per gli irriducibili, il messaggio è chiaro. Solo il 43% delle bottiglie di plastica gettate in Italia viene riciclato. Nella maggior parte dei casi non è nemmeno un riciclo. Vengono bruciate nei termovalorizzatori.