Rinnovabili: in calo gli investimenti nazionali

I tagli agli incentivi e la burocrazia spingono gli investitori del settore eolico fuori dall’Italia.

Autore: Redazione ImpresaGreen

Un recente studio Ernst & Young sul mercato delle rinnovabili mostra un calo nella percentuale di investimenti nel settore rinnovabili in Italia, che fa slittare il Paese dal 5° al 9° posto nella classifica dei mercati più appetibili.
Il nostro Paese (52,4 punti) è stato superato da Francia (55,8), Regno Unito (54,6), Canada (53,6) e Giappone (53,6). In vetta la Cina (69,6 punti), mentre la Germania (65,6) supera gli Usa (64,5). Rimane al terzo posto l'India (63,5).
L’Italia è in calo in tutti i settori delle rinnovabili: eolico -3 punti rispetto a 3 mesi fa (a 53), fotovoltaico -2 (56), solare Csp -2 (37), geotermia -2 (57), biomasse -1 (49), infrastrutture -6 (44).
Le imprese italiane fuggono all’estero non solo per il taglio degli incentivi, ma anche perché gli ostacoli burocratici sono aumentati: i meccanismi delle aste e i registri ne sono una prova.
L’ANEV da anni porta avanti una battaglia mirata a ridurre queste barriere amministrative, chiede di spostare l’incentivo dalla produzione al conto capitale e di apportare sgravi fiscali, cosciente del fatto che un sistema come quello attuale avrebbe spinto verso una fuga di capitali.
Lo studio di Ernst & Young mostra anche che l’energia eolica ha un rendimento maggiore rispetto a centrali a ciclo combinato a gas. In Europa la generazione di 1 MWh elettrico produce € 56,00 di Pil con l’eolico e solo € 16,00 con il gas, che viene importato dall’estero. Senza contare i maggiori vantaggi in termini occupazionali che l’eolico comporta.
“I nostri decisori pubblici devono riflettere su questi dati” spiega Simone Togni, Presidente dell’ANEV “Le imprese italiane delle Rinnovabili investono in Paesi come Brasile, Messico e Cile dove la normativa è più stabile e consente investimenti sicuri, esportando ricchezza e posti di lavoro. Benefici questi di cui l’Italia ha grande necessità. Si auspica che questa fuga di capitali all’estero venga arginata per il bene del nostro Paese, con interventi che puntino su incentivi in conto capitale e sulla leva fiscale.”

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