Capgemini: le organizzazioni stanno intensificando gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità

Il 69% dei dirigenti afferma che l’introduzione di normative più severe in futuro sarà un fattore determinante per le iniziative di sostenibilità, in aumento rispetto al 57% dell'anno scorso.

Autore: Redazione ImpresaGreen

Le organizzazioni continuano a fare progressi nell'ambito della sostenibilità, nonostante le sfide geopolitiche. Le normative e la tecnologia si stanno rivelando fondamentali per questo processo, tanto che due terzi dei dirigenti concordano sul fatto che la loro organizzazione non sarebbe in grado di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità senza la tecnologia climatica. È quanto emerge dall'ultimo report del Capgemini Research Institute, “A world in balance 2024: Accelerating sustainability amidst geopolitical challenges”, che traccia i progressi delle organizzazioni nel campo della sostenibilità ambientale e sociale negli ultimi tre anni. La terza edizione del report evidenzia netti miglioramenti nella circolarità, nel design sostenibile, nella misurazione, nella gestione delle risorse idriche, nella biodiversità e nella formazione in materia di sostenibilità, ma anche carenze nella gestione delle emissioni Scope 3 e scetticismo dei consumatori. Nel complesso, le organizzazioni stanno rafforzando il proprio impegno per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e il loro grado di maturità nell'adozione di pratiche sostenibili è aumentato in maniera costante dal 2022. Quest'anno l'84% dei dirigenti afferma che la propria organizzazione è in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni, mentre meno di un decimo dichiara di essere in ritardo. Le organizzazioni stanno cercando di ridurre al minimo il loro impatto sull'ambiente e i progressi sono particolarmente visibili in termini di circolarità, design di prodotti sostenibili, misurazione e gestione delle risorse idriche. Per esempio, quasi tre quarti dei dirigenti affermano che il riciclo dei prodotti è un aspetto fondamentale della loro strategia di produzione, rispetto al 53% del 2022, mentre più di due terzi hanno dichiarato che stanno riprogettando i prodotti per eliminare le fonti di approvvigionamento di combustibili fossili, rispetto a meno della metà del 2022. Inoltre, tre quarti dei dirigenti hanno implementato un programma di gestione delle risorse idriche, contro il 55% del 2022. Tuttavia, sebbene a fine 2023 i dirigenti avessero in programma di aumentare gli investimenti in sostenibilità per quest'anno, questa volontà non si è concretizzata nella pratica: l'investimento medio annuo in iniziative e pratiche di sostenibilità ha rappresentato lo 0,82% del fatturato totale, in calo rispetto allo 0,92% del 2023. “Il report di quest'anno rivela che i progetti di sostenibilità proseguono con entusiasmo anche nel 2024, nonostante le sfide attuali che le aziende devono affrontare”, ha dichiarato Monia Ferrari, Amministratore Delegato di Capgemini in Italia. “I leader aziendali hanno il potere e la responsabilità di guidarci verso un'economia più sostenibile. La gestione delle risorse idriche, la conservazione della biodiversità e le pratiche circolari sono ormai diventate imperativi aziendali fondamentali. I dirigenti stanno adottando un atteggiamento molto pragmatico, e la riduzione di CO2 deve ora tradursi in un risparmio sui costi. Gli sforzi per la sostenibilità continuano a essere supportati da nuove innovazioni tecnologiche in ambito climatico e dalle normative. Il modo migliore per costruire fiducia e credibilità nei confronti dei consumatori è dimostrare risultati tangibili e pianificare un futuro all'insegna della sostenibilità”. I consumatori sono poco convinti dei progressi compiuti I consumatori vogliono che le aziende si impegnino ancora di più e chiedono maggiore trasparenza. Il report rileva che tre quarti dei consumatori si aspettano che le aziende contribuiscano maggiormente alla riduzione delle emissioni di gas serra nel 2024. Inoltre, sebbene le organizzazioni stiano intensificando le iniziative di sostenibilità, i consumatori sono più scettici che mai riguardo alla corporate sustainability: più della metà ritiene che le aziende utilizzino le loro iniziative di sostenibilità per fare greenwashing, un dato in crescita rispetto al 33% del 2023. Impatto di geopolitica e normative sulle iniziative di sostenibilità delle aziende I dirigenti hanno indicato le normative in materia di clima tra i principali driver dei progetti di sostenibilità: ben tre quarti degli intervistati ritengono infatti che siano necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici globali e quasi due terzi concordano sul fatto che, in loro assenza, la loro organizzazione non avrebbe avviato la maggior parte delle iniziative di sostenibilità ambientale. A livello globale, il 73% dei dirigenti concorda sul fatto che la direttiva UE Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) stia rendendo più efficienti le capacità di misurazione e monitoraggio della sostenibilità. Tuttavia, le organizzazioni non sono ancora in grado di rendicontare le iniziative di sostenibilità, in particolare per quanto riguarda le emissioni Scope 3. Tra le organizzazioni soggette all'obbligo di rendicontazione previsto dalla CSRD nel 2025, poco più di un terzo dichiara di essere preparato a rendicontare le emissioni Scope 3 nel prossimo anno, mentre l'86% si dichiara preparato per quelle Scope 1. Nel frattempo, situazioni di tensione come quelle legate alle relazioni tra Stati Uniti e Cina, alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e alla crisi energetica in Europa stanno causando disagi alle supply chain e alle operazioni commerciali, nonché condizioni di incertezza per quanto riguarda i finanziamenti governativi. Secondo i dati di quest'anno, quasi due terzi dei dirigenti hanno indicato la geopolitica come un fattore sempre più rilevante nell'ambito degli investimenti in sostenibilità, e il 69% è preoccupato per l'impatto dello scenario politico incerto negli Stati Uniti. Il fenomeno è diffuso in tutti i paesi, ma i dirigenti svedesi sono i più preoccupati (75%), rispetto al 71% di quelli statunitensi e al 59% di quelli indiani.

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