SAP: non possiamo raggiungere l’obiettivo Net Zero senza l’economia circolare

La riciclabilità varia enormemente da un Paese all’altro, quindi per capire quanto siano riciclabili i materiali in determinati Paesi è necessario un approccio collaborativo con i governi nazionali, le autorità locali, le ONG e altri soggetti per costruire un database in grado di informare le aziende su quali tipi di plastica utilizzare o evitare nello specifico mercato per raggiungere la circolarità.

Autore: Redazione ImpresaGreen

Articolo di Darren West, product expert Circular Economy di SAP

La connessione tra emissioni net-zero ed economia circolare è supportata dalla ricerca. Quando si tratta di ridurre i gas serra, ci si concentra soprattutto sul miglioramento dell’efficienza energetica e sulla transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, ma questo rappresenta solo il 55% delle emissioni di gas serra. Il restante 45% è legato a prodotti, materiali e alimenti. I Governi ne sono consapevoli e stanno iniziando ad agire di conseguenza. Ad esempio, l’accelerazione dell’innovazione nei prodotti industriali e nei combustibili per un’economia circolare a zero emissioni è una delle cinque priorità dell’iniziativa Net-Zero Game Changers del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Nel frattempo, il nuovo Circular Economy Action Plan (CEAP) è uno degli elementi principali del Green Deal europeo. In parallelo, le Nazioni Unite stanno collaborando a livello multilaterale per creare una politica di regolamentazione della plastica. Il Trattato delle Nazioni Unite sulle materie plastiche è un consenso di 175 nazioni per la stipula di un accordo giuridicamente vincolante per affrontare l’inquinamento da plastica entro la fine del 2024. Si tratta di un risultato importante perché la plastica è diventata fondamentale per i prodotti che creiamo e per gli imballaggi. La plastica ha un impatto enorme sull’ambiente a causa delle emissioni generate per la sua produzione e dei rifiuti di plastica gettati in modo scorretto che inquinano l’aria, gli oceani, il nostro cibo e persino il nostro sangue. Attualmente domina l’economia lineare, poiché solo il 7,2% delle risorse mondiali viene riutilizzato o riciclato. Nel caso della plastica, estraiamo il petrolio dal suolo, lo trasformiamo in prodotti e imballaggi, che usiamo e buttiamo via. Continuare così non è un’opzione perché finiremo le risorse, peggioreremo il riscaldamento globale e causeremo ulteriori danni al nostro ecosistema. L’economia circolare consiste nel far circolare le risorse in cicli, in modo che i materiali mantengano il loro valore e possano essere riutilizzati. Sembra logico, quindi perché non lo stiamo già facendo? La prima ragione è economica. A lungo termine, l’economia circolare creerà posti di lavoro, ridurrà i costi, migliorerà la redditività e renderà sicure le linee di approvvigionamento. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, sono necessari ingenti investimenti di capitale nel breve periodo. Inoltre, sono necessari più dati per aiutarci a capire le conseguenza delle nostre decisioni. E abbiamo bisogno di un nuovo modo di lavorare, più collaborativo. Per quanto riguarda gli investimenti di capitale, dobbiamo investire nella progettazione e nella produzione di prodotti che tengano conto della circolarità. Dobbiamo adattare e costruire macchinari e sistemi per recuperare le risorse dai prodotti esistenti e trasformarle. Il mercato del lavoro deve evolversi per formare le persone alle competenze necessarie e per rendere attrattivi i lavori dell’economia circolare, con buoni pacchetti di retribuzione e benefit. Una maggiore ricchezza deve inoltre risalire la supply chain per garantire la sostenibilità delle materie prime e consentire una crescita e una produzione sostenibile. Per aiutare le aziende e le istituzioni finanziarie a comprendere i vantaggi e la necessità dell’economia circolare, sono necessari nuovo percorsi formativi. I sistemi di dati devono trasformarsi per fornire alle aziende insight sul flusso e sulla tracciabilità dei materiali, aiutarle a evitare gli sprechi, a prolungare i periodi di utilizzo, a recuperare e rigenerare i materiali e a prendere decisioni informate su prodotti e imballaggi. È qui che entra in gioco SAP, con l’87% del global commerce a livello globale generato dai nostri clienti. Prendiamo ancora una volta la plastica: la soluzione SAP Green Token può aiutare le aziende a rintracciare le materie plastiche fino al polimero di origine, per capire quale tipo di materiale è stato utilizzato in ogni elemento plastico di un prodotto. Questo può facilitare le aziende a dimostrare le credenziali ambientali di una determinata plastica. SAP Responsible Design and Production aiuta a capire quanto un componente sia riciclato e riciclabile e può agevolare l’azienda a comprendere il vero costo end-to-end di un materiale. Questo può essere utile per regolamentare determinati materiali a fini comparativi e decisionali, e anche per permettere alle aziende di prevedere le imposte e le tasse associate ai loro prodotti. Oggi un’impresa è in grado di analizzare i dati della catena di approvvigionamento a monte, cioè dispone delle informazioni relative a ciò di cui è fatto un prodotto, ma difficilmente ha un quadro completo di quello che succede a valle quando un suo prodotto arriva alla fine del ciclo di vita. La riciclabilità varia enormemente da un Paese all’altro, quindi per capire quanto siano riciclabili i materiali in determinati Paesi è necessario un approccio collaborativo con i governi nazionali, le autorità locali, le ONG e altri soggetti per costruire un database in grado di informare le aziende su quali tipi di plastica utilizzare o evitare nello specifico mercato per raggiungere la circolarità. SAP può aggiungere valore raccogliendo questi dati e inserendoli nelle sue soluzioni. Allo stesso tempo, per adottare l’economia circolare, il nostro modo di lavorare deve evolversi. Invece di lavorare in silos all’interno delle nostre singole aziende e nelle catene di fornitura verticali, dobbiamo collaborare per condividere i dati e riunire le competenze e i processi. Ad esempio, SAP collabora con gruppi di aziende, come il WBCSD, per stabilire quadri di riferimento per lo scambio di dati. Oggi, SAP Sustainability Data Exchange analizza il carbonio incorporato nei prodotti, ma l’applicazione può essere estesa per tenere traccia di altre informazioni importanti sui materiali per l’economia circolare, come gli elementi riciclati o il contenuto di acqua. Le collaborazioni tra aziende e organizzazioni non-corporate accelerano i progressi. Un chiaro esempio è il modo in cui, lavorando con il WBCSD e l’Ocean Plastics Leadership Network, SAP è impegnata ad aggiornare le soluzioni per aiutare i clienti a rispondere ai nuovi requisiti. L’ambizione è quella di replicare questo approccio alla plastica per altri prodotti, come l’acciaio, le batterie, l’elettronica, i tessuti, persino gli alimenti. Con un’economia circolare in tutti questi settori, sono convinto che avremo percorso metà della strada verso lo net-zero e se, parallelamente, gli esperti di energia continueranno a spostare l’ago della bilancia sull’efficienza energetica e sulla produzione di energia rinnovabile, sapremo percorrere il resto della strada.

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