Terna: a settembre consumi elettrici +0,5%

Fabbisogno mensile pari a 26,2 miliardi di kWh; copertura della domanda da fonti rinnovabili al 38,4%: ancora in forte crescita la produzione idroelettrica rinnovabile, +74,7% rispetto a settembre 2022.

Autore: Redazione ImpresaGreen

Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, a settembre la domanda di elettricità in Italia è stata pari a 26,2 miliardi di kWh, con una crescita dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2022. Tale valore è stato raggiunto con un giorno lavorativo in meno (21 vs 22) e una temperatura media mensile superiore rispetto a settembre 2022 (+1,2°C). Rettificando il dato da tali effetti, la variazione rispetto a settembre 2022 è pari a +0,2%. La variazione tendenziale positiva rispetto a settembre 2022 dipende anche dal fatto che, a partire da agosto 2022, è iniziata una fase di significativa riduzione dei consumi elettrici come conseguenza delle forti tensioni sul mercato del gas. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, registra una variazione negativa pari a -0,9%. Tale variazione è il risultato di andamenti diversi delle imprese connesse alla rete elettrica nazionale in Alta Tensione (AT) e Media Tensione (MT): a fronte di un aumento di quelle in AT (+0,6%), si registra un calo delle imprese connesse in MT (-8,6%). Variazioni positive si registrano nei seguenti comparti: mezzi di trasporto, siderurgia e alimentari; in calo, invece, i restanti comparti: metalli non ferrosi, cemento calce e gesso, cartaria, ceramiche e vetrarie, chimica e meccanica. In termini congiunturali, il valore della richiesta elettrica, destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario e temperatura, risulta in leggera flessione (-0,5%) rispetto ad agosto 2023. In crescita la variazione congiunturale dell’indice IMCEI (+3,2%). Nei primi nove mesi del 2023, la richiesta cumulata di energia elettrica in Italia è in calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2022 (-3% il dato rettificato). Variazione negativa anche dell’Indice IMCEI, che da gennaio a settembre fa registrare un -4,8%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di settembre 2023 è risultata ovunque positiva, ma differenziata: +0,1% al Nord, +1,4% al Centro e +0,9% al Sud e nelle Isole. Nel mese di settembre 2023 la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’86% con la produzione nazionale e, per la quota restante (14%), dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 22,7 miliardi di kWh, stazionaria rispetto a settembre 2022. Lo scorso mese le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 10,1 miliardi di kWh, coprendo il 38,4% della domanda elettrica (30,7% a settembre 2022). La produzione da rinnovabili a settembre è stata così suddivisa: 35,9% idrico, 29,8% fotovoltaico, 16,4% eolico, 13,5% biomasse, 4,4% geotermico. Anche a settembre si conferma la forte contrazione della produzione termica (-12,6% rispetto allo stesso mese del 2022); sui primi nove mesi dell’anno tale variazione sale a -16,2% per l’effetto combinato di contrazione della domanda, crescita della generazione rinnovabile e dell’import. In tale contesto, rilevante il calo della produzione a carbone: -50,9% rispetto a settembre 2022, -29,8% da inizio 2023. Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi nove mesi del 2023 l’incremento di capacità in Italia è pari a 3.911 MW, un valore superiore di circa 1.900 MW (+95%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Estendendo l’analisi agli ultimi 12 mesi (da ottobre 2022 a settembre 2023) l’incremento di capacità installata è pari a 4.936 MW. Proseguono il recupero della produzione da fonte idrica rinnovabile (+74,7%) e la crescita del fotovoltaico (+24,7%). In aumento anche la produzione da fonte geotermica (+1,1%). In flessione la produzione da fonte termica (-12,6%) e l’eolica (-4,4%). Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a +1,4% per effetto di una diminuzione dell’export (-14,2%) e di una sostanziale stazionarietà dell’import (+0,3%).

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