"Molte azioni di operatori come
Colt, mirate a una maggiore sostenibilità delle proprie attività, sono state poco pubblicizzate. Ma
esistono e sono sempre di più, sulla spinta di una cultura che sta cambiando anche tra i nostri clienti": così
Carlo Azzola, Country Manager Italia di Colt, sintetizza una evoluzione importante che vede
molti dei
grandi operatori, con maggiore o minore intensità, intervenire sulla propria sustainability. "In Colt Italia e in generale nel Gruppo c'è una
precisa consapevolezza dell'impatto che le nostre operations possono avere, e da questa consapevolezza è nato un percorso che stiamo perseguendo già da tempo".
Il piano complessivo di Colt Group, cioè di Colt Technology Services e Colt Data Centre Services insieme, è stato definito mesi fa ed è trasversale:
tocca le emissioni di CO2 dirette, indirette e di tutta la sua supply chain di fornitori. L'obiettivo principale è diventare "net zero" per le emissioni dirette (quelle delle sorgenti di CO2 controllate direttamente da Colt, come i generatori dei data center) e indirette (quelle generate per produrre le varie forme di energia che Colt acquista da terzi) entro il 2030. Questo significa tra l'altro
ridurre del 46% le emissioni dirette e indirette, compensando in vario modo quelle che non è possibile ridurre.
È ovviamente più complesso intervenire sulle emissioni cosiddette Scope 3, ossia quelle dei vari partner della supply chain, ma Colt ha in piano di
collaborare con loro per portarli verso approcci il più possibile sostenibili. Una azione di "convincimento" importante perché è proprio da questo ambito che viene la grandissima parte delle emissioni che Colt si attribuisce. Secondo le sue stime, nel 2019 - il 2020 viene considerato poco rappresentativo per le anomalie causate dalla pandemia - Colt ha emesso qualcosa come 504 mila tonnellate di CO2. Solo 41 mila circa sono emissioni dirette e indirette,
tutto il resto viene dalla supply chain.
Certo anche
le nuove tecnologie avranno un ruolo nella decarbonizzazione di Colt. Ad esempio la network virtualization, che è sempre più diffusa fra gli operatori. "Portando una maggiore intelligenza nelle infrastrutture di rete, i clienti possono aumentare o diminuire la loro richiesta di banda a seconda delle reali esigenze. Questo ha
dirette conseguenze sul consumo di energia associato alle loro attività", spiega Carlo Azzola.
Una consapevolezza diversa
È essenziale che l'importanza della sostenibilità dell'IT sia percepita proprio dagli utenti finali, e su questo punto Colt ritiene che siano stati fatti grossi passi in avanti. "Fra i clienti c'è una maggiore consapevolezza sul tema, lo percepiamo tutti i giorni", spiega Azzola: "Quando i clienti ci valutano, ad esempio nel normale processo di vendita di un servizio,
tra i vari aspetti considerati oggi c'è anche la nostra visione dell'argomento sostenibilità... E d'altronde noi stessi lo facciamo con i nostri fornitori".
Il tema delle emissioni di carbonio è quello oggi più gettonato, giustamente. Ma il problema della sostenibilità dell'IT non si limita a questo aspetto: ce ne sono molti altri che si possono considerare. Colt ha definito ad esempio diverse azioni a favore della
circolarità dell'IT, di cui una in particolare ha anche positivi risvolti sociali. Si tratta di un programma di sostituzione dei laptop aziendali, in cui i nuovi modelli distribuiti ai dipendenti sono più efficienti e contengono una buona percentuale di materie riciclate, mentre i vecchi modelli vedono
allungata la propria vita operativa: sono ricondizionati e distribuiti alle scuole.
Quelli di Colt sono alcuni passi - tecnologici ma anche non tecnologici, come ad esempio l'iniziativa
Green Team per supportare i dipendenti che vogliono occuparsi di temi ambientali - in un percorso che, in generale, non è semplice. "Certo, cambiare il mondo
è complesso e richiede tempo - sottolinea Azzola - ma tutto parte dal dialogo con le parti interessate. E la sempre maggiore importanza che il tema sostenibilità ha nell'IT è
un'occasione da sfruttare per trovare e mettere in atto soluzioni concrete, a vari livelli".
Ad esempio sfruttando la disponibilità per operatori come Colt di
fonti rinnovabili a cui
attingere (Colt punta al 75% di elettricità rinnovabile per tutti i suoi siti a livello globale entro il 2023, e il 100% di utilizzo di gas rinnovabile entro il 2030). O stimolando
l'elettrificazione del parco veicoli (qui Colt si è data due scadenze, con il 38% di veicoli elettrici nella flotta aziendale entro il 2025 e il 75% entro il 2030).
E in futuro? Le possibilità possono essere davvero molte. "Oggi parliamo di determinati argomenti e puntiamo a specifiche soluzioni - spiega Azzola - ma in futuro potremo
sfruttarne altre che non sono ancora disponibili. In fondo, come mondo IT nel suo complesso abbiamo praticamente appena iniziato un percorso. Bisogna proseguire, restando attenti alle evoluzioni tecnologiche possibili". E soprattutto, con
pragmatismo: "Colt ha deciso di affrontare l'argomento sostenibilità magari parlandone meno di altri, ma mettendo in pratica azioni concrete", conclude Azzola.