Sempre più startup innovative, ma ancora poche nel settore energetico
Il quadro tracciato dall'Osservatorio dell'Istituto per la Competitività con il suo report annuale sull'innovazione in campo energetico mette in luce le difficoltà delle startup in ambito energetico, dovute soprattutto agli scarsi investimenti che ne limitano la registrazione di brevetti. Sotto questo aspetto, dati positivi solo in Lombardia ed Emilia-Romagna
Autore: Redazione ImpresaGreen
Con un tasso medio annuo di crescita pari al 25,4%, oggi in Italia le startup innovative attive nel settore dell'energia sono 1.780. Il loro impatto economico è, però, ancora contenuto: tra i 210 e i 700 milioni di euro, un valore pari a circa il 14% di quello complessivo stimato. Il trend rispecchia ciò che sta avvenendo in generale nel mondo delle startup innovative, che continuano a crescere nel nostro Paese a un ritmo sostenuto: attualmente sono 12.202 mentre nel 2020 erano 11.089. Di queste, 626 sono nate solo nei primi due mesi del 2021. Questo il quadro tracciato dal report annuale sull'innovazione in campo energetico realizzato dall'Osservatorio dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Lo studio, dal titolo 'Il futuro dell'energia. Innovazione e sostenibilità binari della transizione’, è stato curato da Antonio Sileo, direttore dell'Osservatorio, e sviluppato in partnership con A2A, Acquirente Unico, Anigas, Assogasliquidi-Federchimica, Assogasmetano, CNH Industrial, Elettricità Futura, Enel, Ip, TeaTek, Unem e Utilitalia.
Le maggiori criticità riguardano gli investimenti destinati al settore energetico. Un fattore che spesso rallenta la crescita delle aziende attive in questo comparto. “Urgente risolvere la questione della scalabilità del business. Serve un mix di regole e incentivi tale da incoraggiare maggiori investimenti in capitale di rischio, sperimentazione a livello nazionale e rapida espansione all'estero” ha detto Stefano Da Empoli, Presidente dell'Osservatorio dell'Istituto per la Competitività, commentando il rapporto.
Ma è la domanda di brevetti energetici a collocare l'Italia agli ultimi posti delle classifiche internazionali, un trend influenzato dalla carenza di investimenti che quando vengono stanziati spesso sono poco ambiziosi. “L'Italia risulta anche quest'anno molto indietro rispetto ai player internazionali. Nonostante un incremento medio del 2,4% tra il 2009 e il 2019, le domande di brevetto in campo energetico provenienti dal nostro Paese sono state appena 715, lo 0,7% del totale a livello globale. In Europa peggio di noi fa la Spagna con 249 brevetti concessi mentre Francia e Germania vanno decisamente meglio, con un incremento che va dal 3 al 6%. In generale, il Giappone ha riconquistato il primato mondiale, dopo averlo perso nel 2018 a favore della Cina, oggi al secondo gradino del podio con quasi 29.000 brevetti concessi in campo energetico. Mentre rimangono stabili in terza e quarta posizione gli Stati Uniti e la Corea del Sud, che hanno presentato domande rispettivamente per 14.724 e 12.629 brevetti” afferma lo studio. Registrano dati positivi sui brevetti Lombardia ed Emilia-Romagna. “Nel campo dell'energia la maggior parte dei brevetti concessi a livello globale si è concentrata nell'accumulo, nel fotovoltaico e nella generazione eolica. Tra le regioni la Lombardia è in testa nelle tecnologie elettriche e l'Emilia-Romagna nella mobilità sostenibile" ha commentato Antonio Sileo, curatore del report.
Il Nord alla guida l’innovazione energetica È il Nord a guidare l'innovazione energetica del Paese. Rappresenta, infatti, il 50% delle startup energetiche attive in questo momento in Italia. Registrano, però, dati in crescita anche la Campania e il Lazio. “Se si guarda alle regioni a fare la parte del leone è anche quest'anno la Lombardia, nella quale trovano sede 376 startup energetiche, pari al 21% di quelle esistenti nel nostro Paese. Il secondo gradino del podio lo occupa, invece, la Campania con 213 piccole imprese specializzate nel campo dell'energia, mentre il terzo il Lazio con il 10% del totale. A incidere su questa classifica è certamente il peso preponderante di Milano, Roma e Napoli, che rappresentano le province con il maggior numero di startup energetiche pro-capite. Nello specifico, nel capoluogo lombardo ce ne sono 231 energetiche, nella capitale 146 mentre se ne registrano 119 solo nella provincia di Napoli" affrema il rapporto I-Com.
Lo studio ha analizzato anche le criticità strutturali dell'intera filiera energetica, focalizzandosi sulle aziende innovative. “L'elemento dimensionale resta critico: la stragrande maggioranza di esse, sia nel settore energetico che negli altri, fattura meno di 500.000 euro l'anno e sono pochissimi i casi in cui la forza lavoro impiegata supera i dieci addetti" sottolinea l'indagine, che conclude: “Le regioni più attive sulla mobilità sostenibile sono l'Emilia-Romagna (119 brevetti), con un'attività rivolta prevalentemente ali sistemi di accumulo (43%), e il Piemonte (104 brevetti) che, rispetto alla prima, manifesta una maggiore vocazione per le tecnologie dell'ibrido. Mentre sono otto le regioni del tutto inattive sul piano brevettuale in materia di mobilità sostenibile".
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