Milano si rialzerà dalla pandemia più forte di prima. Anzi, "coglierà l'occasione di un cambiamento non cercato per rompere schemi e prassi consolidate". È questo il proposito che ha espresso Annibale D'Elia, Direttore Innovazione Economica e Sostegno all'Impresa del Comune di Milano, in occasione dell'evento Milano Design City 2020, in cui si è parlato di
Smart City e delle soluzioni innovative a supporto dei nuovi contesti urbani.
Un evento interessante non solo perché è stato il primo, dopo tanto tempo, in presenza. Ma perché ha radunato esperti di mobilità elettrica, di infrastrutture, di architettura, di design, per tratteggiare un futuro che è sembrato quasi a portata di mano.
Le idee sono allo studio da tempo, ma con la spinta del COVID-19 sta avanzando più velocemente, con l'ambizione di
sfruttare la crisi per fare un cambiamento nell'ottica della sostenibilità. Il nuovo motore è lo smart working, quella delocalizzazione del lavoro che tanto ha caratterizzato la fase più buia della pandemia, e che ha portato a un punto di non ritorno. Molti continueranno a produrre da casa, quindi la vecchia idea della cosiddetta
"città in 15 minuti" passa dall'essere un ideale a essere una necessità.
Annibale D'Elia, Direttore Innovazione Economica e Sostegno all'Impresa del Comune di Milano
È il tema dello spazio, della prossimità. È l'idea che i cittadini residenti in un quartiere possano avere
tutti i servizi a una distanza massima di 15 minuti a piedi. Attraversare tutta la città per fruire di un servizio non è più compatibile con la nuova situazione, e oltre tutto non è sostenibile.
Accelera quindi il progetto di far acquisire ai quartieri una propria autonomia, alla luce del fatto che verranno meno le divisioni nette fra i quartieri in cui si lavora e quelli in cui si abita. Il progetto è ambizioso, perché significa incrementare a dismisura i servizi di prossimità e di prossimità aumentata, facendo uso di strumenti
tecnologici come magazzini virtuali, consegne a domicilio programmabili e altro.
Comunicazioni agili
La realizzazione del progetto passa obbligatoriamente per la disponibilità universale le connessioni ultraveloci. Ricordiamo infatti che l'idea delle Smart City nasce per alzare lo standard di qualità della vita ai cittadini, con un'amministrazione pubblica più efficiente, una condivisione immediata delle informazioni, e connettività a banda larga ovunque.
A questo proposito è intervenuto Alessio Murroni di Cambium Networks Italia. L'azienda fornisce tecnologie radio che permettono di dare accesso a banda larga da 2 metri a 245 km.
Senza scavare, quindi senza creare disagi alla circolazione.
È una soluzione alternativa per utenti residenziali e aziende, a costi certi e prevedibili. In un momento di emergenza sanitaria come quello attuale, oltre tutto, una connettività di questo tipo prospetta notevoli vantaggi per la salute pubblica.
La mobilità
In un concetto di sostenibilità legata a una Smart City, qualsiasi rivoluzione deve necessariamente tenere conto della mobilità. Edoardo Torinese di Hyundai Italia ha tratteggiato uno scenario in cui la sua azienda prospetta di porsi per il 2025 come fornitore di soluzioni di mobilità.
Non significa solo auto, ma
mobilità elettrica a 360 gradi, comprese le soluzioni dell'ultimo miglio come ad esempio i monopattini elettrici. I progetti sono agli inizi, perché sboccino è necessario abbattere le barriere di costo e di ricarica. A tal proposito Torinese ha elencato
cinque pilastri: l'accessibilità finanziaria ai prodotti grazie agli incentivi statali. L'accessibilità tecnologica necessaria per aumentare il piacere di guida, senza vibrazioni e rumori. La sicurezza, perché le auto elettriche saranno dotate di un corredo accessorio di grande levatura. La connessione, per permettere un dialogo costante con la vettura in continuazione. Non ultimo,
un'unica card per ricaricare le batterie dei veicoli mobili con tutti gli operatori italiani ed europei.
Le infrastrutture
Affinché si realizzi quanto raffigurato da Hyundai, tuttavia, manca un tassello di fondamentale importanza: l'infrastruttura. Ossia le
colonnine di ricarica. È di questo che ha parlato Paolo Martini di BE Charge. L'azienda si sta occupando dell'allestimento dell'infrastruttura in tutta Italia, per la ricarica sia in corrente continua che alternata.
Le colonnine attuali sono destinate a evolversi e a
integrarsi in maniera dinamica nelle città. A Milano sono in fase di in realizzazione 330 punti di ricarica, che saranno collocati in punti strategici: fuori dai ristoranti, dai bar, dai centri commerciali. Questo cambierà il presupposto di partenza delle persone, che non si recheranno più dal benzinaio con l'obiettivo di fare rifornimento. Faranno rifornimento come attività secondaria mentre svolgono quella principale: cenare, bere il caffè, fare shopping. Sarà possibile perché le colonnine di ricarica veloce potranno ricaricano l'auto nel tempo di un caffè, e sarà a quel punto che ci sarà la crescita del modello elettrico di mobilità cittadina.
Mobilità elettrica che, secondo BE Charge, sta andando a gonfie vele. Martini definisce
"stupefacenti" le immatricolazioni post COVID e ha commentato che oggi le auto elettriche si vendono perché rappresentano un principio del tutto diverso di mobilità, a cui i cittadini sono diventati sensibili.
Colonnine come modello di business
Sempre a proposito di infrastrutture è interessante la visione di Massimo Sabbioneda, responsabile emobility di Alpiq. L'azienda svizzera fornitrice di servizi per la mobilità elettrica spiega che quello di cui stiamo parlando non è banalmente una infrastruttura, ma un
modello di business. Il motivo per il quale in Italia la mobilità elettrica ha finora avuto meno successo che in altri Paesi è l'approccio culturale sbagliato.
Le colonnine di ricarica non sono a suo avviso uno strumento per la vendita di energia. Sono
un mezzo per vendere un servizio. Un esempio chiarisce facilmente il concetto: l'utente ricarica l'auto mentre fa la spesa al supermercato. All'esercente il rifornimento costa 3 euro, lo cede gratuitamente perché investe sulla fidelizzazione del cliente, e comunque guadagna molto di più dalla spesa che quella persona sta facendo. Il cliente dal canto suo tornerà a fare la spesa in quel punto vendita perché potrà ricaricare l'auto gratuitamente.
Il discorso non vale solo per la grande distribuzione, ma anche per i ristoranti, gli hotel e molto altro. Inoltre, è da ricordare che le colonnine come quelle di Alpiq integrano modem e SIM card: gli utenti possono vedere dallo smartphone dove si trovano e quanta potenza di ricarica hanno.
Non ultimo, c'è un ulteriore passo avanti che si potrà fare in un secondo momento: usare le automobili elettriche in sistemi di stoccaggio dell'energia degli edifici, trasformando una spesa in un tornaconto.
Dalle auto alle bici
Quando si parla di mobilità elettrica non può prescindere dal chiamare in causa le bicilette elettriche. Davide Brambilla, managing director trend di Trek bicycle Italia, sottolinea che oltre il 20% dell'impatto polveri sottili derivi dai trasporti. E che sotto ai 5 Km di percorrenza l'uso della bici è efficiente. Nelle Smart City le bici elettriche possono costituire una svolta. Nel caso della mobilità personale, consentono di muoversi per quartiere di cui sopra senza sforzi e senza sudare, che è l'idea per un manager in giacca e cravatta che deve partecipare a una riunione.
Ma giocheranno un ruolo importante anche nelle consegne a domicilio, con le bici cargo. Brambilla sottolinea che si stanno registrando
forti incrementi nelle vendite: nel 2020 si stima un +25% nelle vendite, grazie anche alla pandemia e alle preoccupazioni legate all'affollamento sui mezzi di trasporto. Quello che occorre per una vera svolta è un cambiamento sulla logica di prezzo.
Immagine di copertina a cura dello studio Mario Cucinella Architects (MCA)