Fase 2, Coldiretti: senza riapertura addio a 24mila agriturismi
Coldiretti: "A pesare oltre al calo della domanda interna è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi senza dimenticare".
Autore: Redazione ImpresaGreen
"Occorre far riaprire subito i 24mila agriturismi italiani spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza anti coronavirus". E’ quanto chiede la Coldiretti nell’evidenziare che senza una svolta nella Fase 2 le stime Ismea evidenziano, per il 2020, una perdita complessiva per il settore di circa970 milioni di euro, pari al 65% del fatturato. "Nel rispetto delle misure di precauzione, ci sono – sottolinea la Coldiretti – tutte le condizioni per riaprire le strutture agrituristiche dopo che sono la chiusura forzata ha fatto saltare sia il periodo pasquale sia i ponti del 25 aprile e del 1° maggio". A pesare oltre al calo della domanda interna è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi senza dimenticare – precisa la Coldiretti – le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, comunioni, matrimoni) che si svolgono tradizionalmente in questo periodo dell’anno. In primavera – continua la Coldiretti – si concentrano anche tutte le attività di fattoria didattica che molti agriturismi svolgono per dare la possibilità ai ragazzi di stare all’aria aperta in collaborazione con le scuole, ora chiuse. L’agriturismo è tra le attività agricole più duramente colpite dall’emergenza e Coldiretti con Terranostra è impegnata nel realizzare un piano, con risorse economiche di sostegno e misure straordinarie di intervento, che preveda anche l’annullamento delle imposte locali e della tassa di soggiorno, la semplificazione burocratica sulle norme edilizie comunali per l’adeguamento delle strutture alle nuove norme di sicurezza, protocolli con indicazioni chiare per la messa a norma e una regolamentazione comune e omogenea in tutte le regioni d’Italia per l’attività di consegna a domicilio e asporto.
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