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Legambiente: limitare l'uso dei sacchetti finti bio

In Italia ridotto uso shopper usa e getta grazie a sporte riutilizzabili: nel 2011, 30mila tonnellate in meno di sacchetti (- 20% rispetto al 2010). Legambiente: "E' il risultato straordinario di una rivoluzione che invochiamo dagli anni ‘80".

Redazione GreenCity

"Il bando dei sacchetti non biodegradabili e non compostabili ha portato una vera rivoluzione modificando gli stili di vita degli italiani con risultati davvero straordinari".
E' questo il commento di Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, sui dati dell'indagine sugli acquisti effettuati dalle famiglie nel nostro Paese presentato da Assobioplastiche.
"Come avevamo più volte evidenziato - continua Ciafani -, grazie al divieto di produrre sacchetti usa e getta in plastica tradizionale, l'Italia avrebbe potuto, da una parte, risolvere il problema del non invidiabile record di consumo del 25% dei sacchetti di tutta Europa e dall'altra innescare la riconversione di uno dei settori manifatturieri più inquinanti, quello della petrolichimica, verso filiere più innovative e verdi. Oggi – aggiunge il vice presidente di Legambiente – i dati della ricerca di Ispo per Assobioplastiche ce ne danno conferma. Nel 2011 i quantitativi di sacchetti usa e getta prodotti sono diminuiti di oltre il 20% passando da 145mila tonnellate nel 2010 a 115mila dell'anno scorso. Questa evidente riduzione – sottolinea Ciafani - è stata possibile grazie all'abitudine ormai diffusa - tra il 70 e l'80% del campione - di portare da casa il contenitore per la spesa".
Secondo Legambiente uno dei problemi maggiori adesso resta quello di limitare l'uso dei sacchetti finti bio (quelli di plastica tradizionale con additivi chimici) diffusi soprattutto nei piccoli negozi e nei mercati rionali che però grazie alle recenti modifiche normative sostenute dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini, sono stati finalmente banditi in modo inequivocabile e d'ora in poi potranno essere oggetto di sequestri da parte della magistratura e delle forze dell'ordine. Nessun allarme invece per l'occupazione.
"Sono in totale poco meno di 100 le aziende del settore shopper, con circa 2mila occupati, che in gran parte producono sacchetti biodegradabili e compostabili - aggiunge Ciafani -. Restano ormai solo poche decine di aziende, con alcune centinaia di lavoratori, che devono riconvertire le loro produzioni verso i sacchetti riutilizzabili o compostabili, e ci auguriamo che questo avvenga presto, nonostante le informazioni palesemente errate e fuorvianti sui contenuti del nuovo bando che alcune sigle associative del mondo industriale del settore continuano a fornire ai loro soci".

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Pubblicato il: 16/05/2012

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