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Greenpeace: nostre accuse a Enel esatte e motivate

Secondo Greenpeace i danni complessivi del carbone di Enel in Italia sono più che doppi rispetto alla sola centrale di Brindisi.

Redazione GreenCity

«È un peccato che Enel non trovi tempo per leggere i documenti che gli presentiamo e scelga di risponderci solo per mischiare le carte» replica Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.
L'associazione ambientalista sostiene che l'ultimo dato presentato da Enel ci dice che nel 2011 la produzione da carbone in Italia è salita dal 34,1% al 41% del totale della produzione dell'Enel. Le nuove rinnovabili invece "sono salite da un misero 7,1% a un poco meno misero 7,8%". 



«L'accusa che facciamo è molto chiara: secondo l'Agenzia Europea per l'Ambiente, il solo impianto a carbone Enel di Brindisi produce danni ambientali e sanitari (inclusa la mortalità in eccesso) stimati fino a 707 milioni per il solo 2009. La produzione a carbone a Brindisi è molto conveniente per Enel, con un differenziale tra costi e ricavi lordi di circa 600 milioni: ovvero, l'azienda privatizza i benefici economici e scarica un costo di pari grandezza sull'ambiente e sui cittadini» ribadisce Boraschi.
Pertanto Greenpeace ha chiesto a Enel di cancellare i progetti di Porto Tolle e Rossano Calabro, che l'azienda ha ribadito essere in programma, e di iniziare "un percorso preciso e trasparente di abbandono del carbone".

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Pubblicato il: 30/03/2012

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