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Nuovo conto energia, critiche poco fondate

Il testo del decreto messo a punto dal Governo punta a ripulire il settore e stimolare la pianificazione e lo spirito collaborativo delle aziende. M amolti non vogliono accorgersene.

Franco Cavalleri

Rinvio a miglior occasione di ogni decisione in merito al ritorno, o meno, al nucleare. Il mondo del fotovoltaico in fermento con un profluvio di critiche da parte delle associazioni di categoria (APER, ASSOSOLARE, ASSOENERGIEFUTURE, GIFI, RIVES). Dubbi da parte della Commissione Europea, che più o meno velatamente ricorda al governo italiano gli impegni a cui questo Paese deve tenere fede – raggiungere il 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 – mentre il Commissario UE per l'Energia, Guenther Oettinger, arriva addirittura a dire di essere pronto a mettere sotto tutela, per manifesta incapacità, gli uffici italiani incaricati di mettere a punto il testo del decreto del nuovo conto energia.
Insomma, non è certo uno dei momenti migliori, questo, per l'industria dell'energia italiana. Il richiamo alla sicurezza e stabilità della legislazione, lanciato proprio ieri da Roberta Benedetti, Managing Director di E.ON, una delle principali aziende attive in questo settore – e non solo in Italia – sembra proprio essere disatteso. La stessa Benedetti ha peraltro ammesso che anche le aziende hanno molto da farsi perdonare, in primo luogo una scarsa propensione alla pianificazione. E spingere le aziende a pensare meglio i loro progetti è, in effetti, uno degli obiettivi della bozza di decreto-rinnovabili messo a punto dal Ministero retto da Paolo Romani.
Una delle principali critiche che sono piovute addosso al testo governativo è che le imprese che hanno connesso in rete impianti tra il 1° giugno e il 31 luglio dovrebbero sottomettersi ad una sorta di registrazione degli impianti da parte del GSE sotto forma di bando. Verrebbe così compilata una graduatoria al fine di attribuire l'incentivo, dando la priorità agli impianti che rispondono ad una serie di parametri. L'accusa da parte di molti – come Mario Gamberale, responsabile del Gruppo di Lavoro Fonti Rinnovabili del Kyoto Club e amministratore delegato di AzzeroCO2 - è che tutto ciò conduca ad una paralisi del meccanismo, per due motivi: nessun fondo o istituto di credito, di fronte all'incertezza di ricevere il contributo, finanzierà gli impianti nuovi, al massimo si limiterà a confermare gli impegni con impianti già realizzati o in corso; verrebbe a mancare, inoltre, un criterio automatico di ammissione agli incentivi, che diventerebbe solo valutativo.
Critiche del genere suonano in modo alquanto strano: uno degli obiettivi del Governo, nel mettere mano a questa riforma, era ripulire il settore dei tanti, troppi casi di speculazione, e porre un freno alla profonda penetrazione della criminalità organizzata. E restringere le maglie dell'accesso agli incentivi, legandoli ad una valutazione oggettiva invece che ad un meccanismo automatico, non risponde forse a questa esigenza? La limitazione delle possibilità di accedere ai fondi pubblici costringerà le aziende a pianificare meglio i loro progetti, magari stringendo anche alleanze laddove possibile: una riorganizzazione del sistema di certo apprezzabile, dal punto di vista bancario e del mondo del credito i genere, che avranno meno difficoltà a valutare oggettivamente un progetto. Si creeranno anche le condizioni per ripulire il settore da operatori non sufficientemente preparati, quando addirittura presenti solo ed esclusivamente per mettere le mani sui soldi degli incentivi.
Le tariffe degli incentivi si riducono troppo velocemente? Forse ci si dovrebbe ricordare che l'Italia è giunta buona ultima a questa decisione, altri paesi europei – Spagna, Francia, Germania, UK – hanno attuato politiche di riduzione molto prima, e senza fare tropi complimenti.
Gli incentivi sono da molti – soprattutto all'estero, in Italia certi pensieri sembrano proprio non attecchire – considerati una droga, da cui occorra liberarsi al più presto se non si vuole finire nella dipendenza e perdere ogni possibilità di sviluppo autentico. E come ha fatto notare il vice ministro Roberto Castelli all'apertura di MECI a Lariofiere di Erba, in ultima analisi sono i consumatori – tutti, nessuno escluso – che pagano questi incentivi, attraverso il meccanismo di rialzo delle bollette elettriche. Altro elemento da correggere.
In definitiva, la bozza presentata dal Governo sembra puntare verso la direzione giusta, verso la creazione di un sistema equilibrato, pulito, dove gli attori non devono limitarsi a ricevere (gli incetivi) ma devono anche e prima di tutto dimostrare di sapere dare (attraverso una migliore pianificazione dei progetti e un maggiore spirito collaborativo tra aziende).

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Pubblicato il: 21/04/2011

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