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Smog in città, dov'è il Governo?

Legambiente critico sul decreto del Ministro dell'Ambiente per affrontare l'emergenza smog delle città italiane: "Il Decreto del ministero dell'Ambiente non è mai nato ed è già carente. Nessun vero intervento per incentivare la mobilità sostenibile".

Redazione GreenCity

Una stretta sui veicoli più inquinanti come i vecchi camion, multe salate per chi trasgredisce i divieti, agevolazioni per chi adotta misure di contenimento dei gas di scarico come i filtri antiparticolato e poi fondi per coprire i costi dei provvedimenti utili a purificare l'aria delle città assediate dalle polveri sottili.
Sono questi, in estrema sintesi i punti del decreto messo a punto dal Ministero dell'Ambiente, ben tre mesi fa, per affrontare la grave emergenza smog delle città italiane, soprattutto quelle dell'area padana, che avrebbe potuto mettere al riparo l'Italia dall'ennesima procedura d'infrazione da parte dell'Unione Europea e dalla multa che si stima pari a 700 milioni di Euro all'anno circa (potrebbe essere tra 100 milioni e un miliardo e mezzo).
Un decreto bloccato dallo stesso Ministro Prestigiacomo nel dicembre scorso, sparito nei meandri del Parlamento e di cui non si è più sentito parlare nonostante l'interrogazione parlamentare dei Senatori Ferrante e Della Seta.
A chiedere conto del provvedimento finito nel cassetto è Legambiente, che due giorni fa ha ribadito l'urgenza di un intervento a livello nazionale partecipando all'incontro dei sindaci della provincia di Milano riuniti per discutere le misure contro lo smog. 
La bozza di decreto predisposto dal Ministero dell'Ambiente, individuava come ambito territoriale i principali comuni delle 17 aree omogenee fuori legge, dislocate in 15 regioni italiane, dove si registra sempre il maggior inquinamento da Pm10.
Tra i primi punti prevedeva misure di limitazione alla circolazione per i veicoli più inquinanti. In particolare i camion, per cui era introdotto il divieto di circolazione per fasce orarie colpendo tutti i veicoli diesel per trasporto merci (oltre 3,5) euro 0, euro 1 ed euro 2.
Sembra, infatti, che in Italia di questi veicoli ne siano in circolazione 390 mila (4% dei veicoli circolanti) ma che da soli siano responsabili del 50% dell'inquinamento. Analoghe misure di limitazione dovevano essere applicate anche agli autobus per il trasporto di persone e per le macchine agricole e di cantiere. 
Salate multe, invece, (tra i 500 e i 1.500 Euro) erano state introdotte per chi non avesse rispettato i limiti. Il decreto prevedeva eccezioni per chi avesse applicato opportuni filtri antiparticolati omologatiagevolazioni e incentivi per i filtri, che coprissero al 50% la spesa dei privati e al 100% quella dell trasporto pubblico.
Trasporti dunque, ma anche altre forme d'inquinamento come quello derivante dai riscaldamenti. Il provvedimento del Ministero dell'Ambiente prevedeva, infatti, anche un fondo rotativo per interventi di risanamento e efficienza degli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici.
Per le città di mare, si prevedevano invece misure atte a evitare l'accensione dei motori marini per le navi ormeggiate nei porti.
Gli stanziamenti per le prime misure ammontavano a 90 milioni di Euro ma la somma per tutti gli interventi necessari era stimata in circa un milione all'anno in 3 anni.
Per affrontare l'emergenza Legambiente chiede più controlli sui veicoli inquinanti, in primo luogo per i camion euro 0, 1, 2, un impegno concreto dai cittadini per temperature più basse negli appartamenti, negli uffici e nei negozi, blocchi domenicali del traffico e poi l'istituzione di  vaste aree a 30 Km/ora, a partire dalle zone limitrofe alle scuole e agli ospedali e la riduzione della velocità, a 80 Km/ora sulle strade provinciali e 90 Km/ora sulle autostrade, in tutti i giorni di superamento dei limiti di qualità dell'aria. Risparmio energetico anche delle attività commerciali.
Da anni inoltre, Legambiente chiede alcune misure preventive e strutturali tra cui:
- Introdurre il pedaggio autostradale proporzionale all'inquinamento dei diversi veicoli sulle tangenziali e sulle strade provinciali come da studi giacenti nei cassetti della Provincia di Milano da tre anni.
- Dare vita a vere aree di Congestion Charge, superando la sperimentazione dell'Ecopass del Comune di Milano: paghino tutti i veicoli almeno quanto il mezzo pubblico; tariffe maggiorate in funzione dell'inquinamento prodotto; nessuna deroga (nemmeno per i diesel euro 4 o i veicoli commerciali); estensione graduale delle aree a pedaggio; impiego totale e preventivo dei proventi nel trasporto pubblico e per la mobilità pedonale e ciclistica.
- Assicurare nuovi investimenti per il trasporto pubblico locale, la sua integrazione tariffaria e, soprattutto, funzionale.
- Varare immediatamente i progetti da tempo giacenti in molti comuni riguardanti interventi a basso costo a sostegno delle mobilità sostenibile: dalle corsie preferenziali ai percorsi ciclabili misti, dall'estensione delle isole pedonali ai parcheggi a pagamento, ai servizi di trasporto pubblico a chiamata.
- Migliorare gli accessi e la mobilità, in particolare per i soggetti deboli: anziani, bambini, disabili.
- Rimuovere gli ostacoli burocratici e facilitare gli investimenti di risparmio energetico e l'applicazione di pannelli solari e altre tecnologie pulite e rinnovabili: oggi è più facile comprare e circolare con un SUV che dotarsi di un collettore solare per farsi la doccia!
- Seguire l'esempio di Torino e Genova che hanno dato il via libera a piani per ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 30%

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Pubblicato il: 11/02/2011

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