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Greenpeace, mozzarelle di «bufale nuclari» per Enel e Confindustria

Gli attivisti di Greenpeace hanno distribuito mozzarelle di bufala fuori dalla sede di Confindustria per protestare contro le "bufale nucleari" di Enel. Oggi, infatti, si tiene l'incontro conclusivo con le imprese (Supply Chain Meeting) a cui Enel ha promesso un coinvolgimento nella "rinascita nucleare" italiana.

Redazione GreenCity

"Enel e Confindustria devono smetterla - afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia - di prendere in giro le aziende italiane e i cittadini, continuando a propagandare un progetto industriale come quello dell'EPR, che è un fallimento su tutta la linea. Nel documento elaborato per conto del governo francese sullo stato dell'industria nucleare di quel Paese, non c'è mai nessun riferimento all'Italia, almeno nella parte resa pubblica. In Francia si parla apertamente di un altro "caso Concorde", il super aereo rivelatosi un fallimento, troppo costoso e non sicuro".
greenpeace-mozzarelle-di-bufale-nuclari-per-enel-e-1.jpgLo scorso ottobre il partner americano di EDF (l'azienda statunitense Constellation Energy) ha rinunciato a coperture pubbliche per 7,5 miliardi di dollari. Si tratta delle garanzie pubbliche stanziate nel 2007 da Bush e sbloccate dal Presidente Obama a garanzia dell'80% dei costi dell'investimento.
Il valore del piano finanziario del primo EPR negli Usa, cancellato lo scorso ottobre, era in Euro di circa 7 miliardi.
"Altro che i 4 propagandati da Enel, un'altra "bufala nucleare": i costi sono quasi doppi e così - aggiunge Giannì - anche il costo industriale dell'elettricità che per il nucleare deriva in gran parte dal costo di investimento".

Il progetto del primo EPR negli Usa è stato cancellato nonostante le garanzie pubbliche per i finanziamenti. In Finlandia il costruttore francese Areva e l'azienda elettrica finlandese TVO si fanno reciprocamente cause per miliardi di Euro accusandosi dei ritardi in cantiere, dove le Autorità di sicurezza nucleare hanno denunciato circa duemila casi di non conformità. Anche nel cantiere francese di Flamanville si registrano ritardi simili a quello finlandese e costi in crescita.
E non dimentichiamo che la tedesca Siemens nel 2009 ha dichiarato di uscire da Areva, nonostante abbia partecipato all'elaborazione e promozione dell'EPR.
"EPR sta per "European Pressurized Reactor", ma in realtà - conclude ironicamente Giannì - si dovrebbe intendere "Era Per Ridere", visto il fallimento ormai evidente a tutti".

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Pubblicato il: 15/12/2010

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