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Il decalogo WWF per la Green Economy

Il Living Planet Report 2010 del WWF dedica un capitolo alla Green Economy. "La sempre più grave situazione in cui versano i sistemi naturali del pianeta a causa della nostra costante pressione ci dimostra palesemente l'insostenibilità dei modelli economici sin qui perseguiti e basati sulla crescita materiale e quantitativa continua".

Redazione GreenCity

Il LIVING PLANET REPORT 2010 del WWF, presentato oggi in tutto il mondo, si conclude con un breve capitolo che indica un sorta di decalogo che il WWF ritiene importante per avviare la GREEN ECONOMY. In questo percorso ognuno ha un suo ruolo. La portata delle sfide è realmente grande. Da parte sua, il WWF pone al centro dell'attenzione i seguenti ambiti, strettamente connessi fra loro.
Ecco schematicamente i punti principali del decalogo WWF per la Green Economy: 

1. Includere la natura negli indicatori di benessere
Innanzitutto, il nostro concetto e le nostre unità di misura con le quali sin qui abbiamo misurato il benessere, la prosperità e il successo devono cambiare. Reddito e livello dei consumi sono diventati strumenti importanti nella misurazione del grado di sviluppo e, negli ultimi 80 anni, il PIL è stato utilizzato come indicatore del progresso. Oltre un certo livello di reddito, un aumento dei consumi non incrementa in maniera significativa i benefici sociali così come un aumento del reddito pro capite non incrementa il benessere dell'umanità. Ormai siamo sempre più consapevoli che il benessere include, oltre al reddito, anche elementi sociali e personali che consentono agli individui di vivere vite soddisfacenti. Ciò non significa che il PIL non sia importante. Lo è, ma fino a un certo punto, e deve essere integrato con altri indicatori, come è illustrato nel LIVING PLANET REPORT 2010 ( l'Indice di sviluppo umano, il coefficiente di Gini 1, l'Indice del pianeta vivente, gli indici dei servizi ecosistemici e l'Impronta ecologica). Un elemento molto importante è riportare l'utilizzo delle risorse naturali nei limiti ecologici perché garantisce le basi della nostra stessa sopravvivenza, dell'individuazione di un percorso di sviluppo che consenta all'umanità di vivere in armonia con la natura.

2. Investire nel capitale naturale
Per vivere in armonia con la natura, è necessario che l'umanità investa in essa e nella sua tutela, non dandola per scontata . Il capitale naturale è la base stessa del benessere e dell'economia delle società umane. Questo ambito fondamentale dell'investimento nel capitale naturale possiamo a sua volta, suddividerlo in quattro ambiti diversi.

3. Aumentare le aree protette
Una pietra miliare della necessità di investire in capitale naturale è rappresentata dall'adeguata protezione dei sistemi naturali. L'obiettivo attuale della Convenzione sulla Biodiversità (CBD), la protezione del 10% di ogni regione ecologica, è stato raggiunto solamente in circa il 55% di tutte le ecoregioni terrestri. Inoltre, particolare attenzione deve essere prestata ai due terzi degli oceani non compresi nelle giurisdizioni nazionali. Quanto spazio dovrà essere riservato alla conservazione della biodiversità, non solo per lo stoccaggio del carbonio e il mantenimento dei servizi ecosistemici, ma anche per i motivi etici alla base dei principi dello sviluppo sostenibile? Il WWF e molte altre organizzazioni credono in un obiettivo minimo del 15%. Questo obiettivo risulta di particolare importanza, in quanto le aree protette avranno un ruolo fondamentale nella resilienza ai cambiamenti climatici. I futuri aumenti delle temperature renderanno necessari ulteriori spazi da riservare all'evoluzione della natura, alla migrazione delle specie e alle capacità di mitigazione degli effetti nefasti dei cambiamenti climatici.

4. Difendere i biomi planetari: foreste, acque dolci e oceani
Tuttavia, la mera creazione di aree protette non sarà sufficiente. I tre biomi planetari relativi alle foreste, alle acque dolci e agli oceani devono affrontare sfide particolari. Foreste: La deforestazione continua a una velocità allarmante. Ogni anno, dal 2000 al 2010, secondo i dati dell'ultimo Global Forest Resources Assessment della FAO sono andati persi 130.000 chilometri quadrati di foreste. Alla 9° Conferenza delle parti (COP9) della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), tenutasi a Bonn nel 2008, 67 ministri sottoscrissero il raggiungimento dell'obiettivo "zero deforestazione" entro il 2020. È ora necessario un impegno globale, che coinvolga strumenti tradizionali (come le aree protette), nuove iniziative (REDD+ 2) e nuovi meccanismi nella produzione (come le migliori pratiche nella filiera produttiva delle merci) per raggiungere lo scopo.
Acque dolci: Il sistema delle acque dolci deve essere gestito in maniera tale da provvedere al fabbisogno dell'umanità e dei relativi ecosistemi . Ciò significa politiche innovative, mirate a mantenere l'utilizzo delle risorse idriche all'interno dei limiti naturali e a evitare la frammentazione fisica dei sistemi di acque dolci. Inoltre, è necessario riconoscere come un diritto di base dell'umanità il fornire a ogni individuo acqua potabile, la creazione di sistemi agricoli che ottimizzino l'impiego delle risorse idriche senza impatti sui bacini idrografici e la progettazione e costruzione di dighe e altre infrastrutture, mirate all'obiettivo di creare un equilibrio migliore fra fabbisogno umano e salvaguardia dei sistemi naturali.
Mari e oceani: L'eccessiva capacità delle flotte di pesca e il conseguente sovrasfruttamento costituiscono, in tutto il mondo, la principale pressione esercitata sugli stock ittici marini, che porta alla perdita di biodiversità e delle strutture e funzioni degli ecosistemi marini . La pesca eccessiva comprende la cattura indiscriminata di forme di vita marine catturate accidentalmente , attività generalmente definita bycatch. A breve termine è necessario ridurre la capacità delle flotte commerciali, allo scopo di ricondurre la pesca a un livello di prelievo sostenibile. Successivamente, una volta avvenuta una ripresa degli stock ittici, sarà possibile pensare a una pesca in quantità superiori.

5. Investire nella biocapacità:
Oltre a investire nella protezione della natura, è necessario investire nella biocapacità. Le opzioni per migliorare la produttività del suolo comprendono il ripristino dei terreni degradati, il miglioramento dei regimi di proprietà, la gestione delle colture e il miglioramento dei raccolti. In questo campo, il mercato possiede un ruolo fondamentale. Migliori pratiche di gestione della produzione dei raccolti aumentano l'efficienza della produzione stessa, contribuendo così a incrementare la biocapacità e a ridurre l'Impronta ecologica. A ciò si aggiungono i sistemi di certificazione (come quelli del Forest Stewardship Council e del Marine Stewardship Council) per una produzione sostenibile che preservi l'integrità degli ecosistemi e la produttività a lungo termine. Coinvolgendo le aziende a vari livelli della filiera produttiva, i meccanismi del mercato possono contribuire a mettere in contatto i produttori sostenibili con i mercati nazionali e internazionali e influenzare le scelte delle industrie. Mentre queste scelte sono azioni volontarie, il fine ultimo sarà quello di trasformare i mercati in modo tale che la sostenibilità ambientale non costituisca più una scelta, ma un valore intrinseco in ogni prodotto a disposizione dei consumatori. 

6. Valorizzare la biodiversità e i servizi ecosistemici:
E'necessario un sistema di misurazione del valore della natura appropriato. I governi devono tener conto dei servizi ecosistemici che la natura offre al nostro benessere e alle nostre economie, nelle analisi costi-benefici che guidano le politiche in materia d'uso del suolo e autorizzazioni allo sviluppo. Il primo passo consiste nella stima del valore economico della biodiversità e dei servizi ecosistemici da parte dei governi. Ciò consentirà di fornire un importante priorità al valore della conservazione della biodiversità e porterà a nuovi impulsi di tutela e al ripristino della biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un ruolo importante che possono svolgere le comunità locali e le popolazioni indigene. Le aziende agiranno in modo analogo al momento di prendere decisioni in materia di investimenti sostenibili a più lungo termine. È necessario arrivare a una situazione in cui il prezzo dei prodotti comprenda il costo di esternalità come risorse idriche, stoccaggio del carbonio e ripristino di ecosistemi degradati. I sistemi di certificazione volontaria rappresentano un metodo per ottenere questo risultato. Si prevede che gli utenti investiranno in una gestione sostenibile a lungo termine delle risorse mano a mano che le risorse stesse acquisiranno un valore chiaro e che essi avranno la garanzia di un accesso continuato con benefici consistenti da tali risorse.

7. Scegliere l'energia pulita e un'alimentazione sostenibile:

Il nostro scenario ha evidenziato due grandi problematiche future: la disponibilità di energia e cibo. In una nuova analisi in campo energetico che il WWF sta conducendo, si dimostra come sia possibile una fornitura di energia rinnovabile pulita per tutti. Ciò comporterà investimenti in edifici efficienti dal punto di vista energetico e in un sistema di trasporti che consumi quantità inferiori di energia, nonché un passaggio all'elettricità come fonte energetica primaria, il che faciliterà la fornitura di energie rinnovabili. Il WWF crede che sia possibile non solo incrementare l'accesso all'energia pulita per le popolazioni che attualmente fanno affidamento sulla legna da ardere, ma anche eliminare la dipendenza dai combustibili fossili, riducendo così le emissioni di carbonio. Ciò comporterà investimenti in tecnologia e innovazione, volti a rendere la produzione più efficiente dal punto di vista energetico. Inoltre, creerà nuovi posti di lavoro eco-sostenibile. Anche il cibo costituisce una problematica importante a livello mondiale – non solo per ciò che concerne la malnutrizione e il consumo eccessivo, ma anche allo scopo di garantire un equo accesso alle risorse alimentari e per quanto riguarda le scelte alimentari. Tale problematica rientra nel dibattito sulla scelta dei futuri percorsi di sviluppo delle nazioni e sulle modalità di allocazione dei terreni produttivi.

8. Pianificare l'utilizzo del territorio per conciliare cibo, combustibili e conservazione:
In futuro, il suolo a disposizione dell'umanità basterà per produrre il cibo, i mangimi e il combustibile necessari a soddisfare le proprie esigenze? E ne rimarrà a sufficienza per conservare la biodiversità e i servizi ecosistemici? La FAO, in un apposito expert meeting sul tema "How to Feed the World in 2050" tenutosi nel 2009 ha calcolato che per nutrire la futura popolazione mondiale sarà necessario incrementare la produzione alimentare del 70% . La conclusione è che il suolo a disposizione sarà sufficiente. Tuttavia, per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili l'umanità dovrà destinare aree significative di terreni e di foreste a biocombustibili e biomateriali. In tutto il mondo, il lavoro sul campo del WWF ha dimostrato che in realtà probabilmente esisteranno molti limiti alla disponibilità di una maggiore quantità di territorio o all'incremento dei raccolti: i diritti di proprietà del suolo delle piccole comunità e delle popolazioni indigene, le problematiche inerenti al possesso dei terreni, la mancanza di infrastrutture e la disponibilità delle risorse idriche costituiscono solo alcuni dei fattori che restringeranno la quantità di territorio disponibile per future colture. Un ulteriore problema potrebbe essere rappresentato dalle strategie che adotteranno i governi dei paesi con livelli di biocapacità alti e bassi. Per esempio, Canada e Australia possiedono una biocapacità pro capite alta e quindi l'opportunità di utilizzarne e consumarne di più, o di esportare quella "in eccesso". Nazioni come Singapore o il Regno Unito presentano un deficit colmabile solo facendo affidamento sulla produttività delle risorse di altri paesi.
La biocapacità è già diventata argomento di geopolitica. La lotta per il territorio e le risorse idriche che si sta verificando soprattutto in Africa costituisce una risposta naturale, anche se preoccupante, agli interessi in materia di biocapacità. Sono necessari nuovi strumenti e procedure per gestire la sempre crescente richiesta di territorio.

9. Condividere le risorse, limitare le disuguaglianze:
Questi strumenti e processi dovranno garantire un equo accesso e una giusta distribuzione di energia, risorse idriche e cibo fra nazioni e persone. Il fallimento della Conferenza delle Parti sul clima, svoltasi a Copenhagen nel dicembre 2009, e le lotte fra i singoli governi per assicurarsi risorse idriche, territori, petrolio e prodotti minerari dimostra la difficoltà di raggiungere un accordo internazionale su tali argomenti. Un'idea consiste nel prendere in considerazione budget nazionali per le più importanti risorse. Per esempio, l'allocazione di un budget nazionale del carbonio consentirebbe a ogni paese di decidere, a livello nazionale, come mantenere nei limiti di sicurezza le emissioni dei gas a effetto serra. La logica alla base del concetto di budget del carbonio potrebbe costituire un punto di partenza per una discussione in merito all'allocazione di altre risorse. L'analisi contenuta in questo rapporto indica che spetta a governi, aziende e singoli individui fare fronte agli elevati livelli di consumo. È del tutto legittimo che i detentori di redditi inferiori desiderino aumentare rapidamente il proprio livello di consumi. È necessario che i paesi a più alto reddito e quelli con stili di vita più consumistici adottino un diverso modo di pensare. I singoli individui possono scegliere fra molte opportunità, fra cui acquistare un maggior numero di merci prodotte in maniera sostenibile, ridurre i propri viaggi e mangiare quantitativi minori di carne. Anche noi dobbiamo cambiare la nostra mentalità per evitare gli sprechi e i consumi superflui – i primi associati a decisioni individuali e i secondi causati in parte dal sovradimensionamento del settore industriale. I rapporti "The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB)" (vedasi www.teebweb.org) hanno evidenziato la natura perversa dei finanziamenti ai settori energetico, agricolo e della pesca. Tenendo conto della natura, questi sussidi, invece di aggiungere valore alla società, hanno causato un sovradimensionamento che porta a consumi superflui e a sprechi, nonché a una perdita di biodiversità e servizi ecosistemici. Di conseguenza, a lungo termine essi risultano pericolosi per la prosperità dell'umanità.

10. Avviare strategie globali

Chi guiderà queste trasformazioni e chi prenderà le decisioni in merito? Malgrado da decenni la comunità internazionale riconosca la necessità di preservare la biodiversità e di avviare uno sviluppo sostenibile, entrambi questi obiettivi rimangono incerti. Ciò indica una carenza - a livello sia istituzionale sia giuridico e un fallimento da parte di governi e mercati. Alcune soluzioni stanno emergendo a livello nazionale e locale. Governi lungimiranti comprendono l'opportunità, per il proprio paese, di acquisire competitività economica e sociale tramite un approccio differente, come la valorizzazione della natura e l'allocazione di risorse in maniera tale da garantire prosperità sociale e resilienza. Ciò probabilmente porterà a investimenti nelle politiche locali che prevedano gruppi formati da attori diversi, riuniti per affrontare problematiche specifiche, come una gestione e un accesso equi alle risorse. Tuttavia, un impegno a livello nazionale non è sufficiente. Saranno necessarie anche azioni collettive internazionali volte ad affrontare problematiche globali, come l'eliminazione dei sussidi e della disuguaglianza mondiale. La creazione di meccanismi a livello internazionale può contribuire a garantire soluzioni coordinate a livello locale, regionale e di settore. Inoltre, un'azione internazionale risulta indispensabile al fine di sviluppare meccanismi di finanziamento che facilitino i necessari cambiamenti. Anche le imprese verranno coinvolte, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale, per rafforzare le politiche per mezzo di un coinvolgimento in meccanismi volontari (come tavole rotonde e certificazioni) e per collaborare con società civile e governi affinché questi meccanismi di politiche volontarie vengano ufficialmente riconosciuti. Estremamente importante risulterà poi la loro capacità di utilizzare la forza dei mercati per promuovere un cambiamento basato sul riconoscimento della diversità fra beni naturali e artificiali.

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Pubblicato il: 13/10/2010

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