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Energie rinnovabili, Sorgenia ci crede

Massimo Orlandi, amministratore delegato di Sorgenia, ha spiegato l'approccio della società verso le energie rinnovabili, sottolineando i risultati raggiunti dal parco centrali convenzionali utilizzato e prospettando uno scenario futuro.

Redazione GreenCity

2 miliardi in 6 anni: questo è l'investimento di Sorgenia nel settore delle energie rinnovabili.
Lo ha spiegato Massimo Orlandi, amministratore delegato dell'azienda, a margine della presentazione "Comuni rinnovabili 2010" di Legambiente, nella sede del Gse a Roma.
Orlandi ha sottolineato l'importanza di queste tecnologie per la società: "Oggi siamo i più grossi produttori di fotovoltaico, per quanto riguarda l'eolico abbiamo acquisito il secondo produttore francese e abbiamo progetti sia in Romania che in Grecia. E le rinnovabili completano la nostra strategia".
Orlandi ha anche messo in luce il modus operandi della società e i risultati conseguiti dalle centrali.In particolare, è stato sottolineato come il parco centrali convenzionali sia a "basse emissioni", grazie alla produzione del 40% in meno di Co2 per ogni Kwh.
L'ad ha spiegato come l'azienda abbia anche "un prodotto fatto solo di energia rinnovabile, limitato nei volumi, che si chiama 'energia pulita' ".
Approfondendo il discorso sulle differenziazioni geografiche in Italia, l'ad di Sorgenia ha spiegato come non vi sia "differenza geografica del territorio italiano", anche se "il centro-sud sembra particolarmente votato sia per l'eolico che per il fotovoltaico".
Quella di investire nel settore delle energie rinnovabili è una scelta che, a suo avviso, otterrà un riconoscimento nel futuro: "il futuro premierà questo tipo di produzione virtuosa e sostenibile per l'ambiente. Noi siamo a quasi 300 mila clienti in tre anni e abbiamo avuto una crescita vorticosa pur rivolgendoci soprattutto alle piccole e medie imprese e alle partite iva"'. 
Orlandi ha anche spiegato come la regolamentazione in materia sia carente: "a causa dell'incertezza delle regole servire un cliente a casa è ancora un po' difficile: bisogna che questi vengano riconosciuti come servizi essenziali".

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Pubblicato il: 24/03/2010

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