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Politica energetica, l'Italia deve cambiare rotta

L'Italia deve cambiare rotta nella sua politica energetica. L'invito arriva dall'Italian Energy Summit.

Redazione GreenCity

L'Italia deve cambiare rotta nella sua politica energetica, passare dalla semplice generazione - oltre il 90% degli investimenti in energia negli ultimi 10 anni è stato fatto in questo settore - all'efficienza.   Durante l'Energy Summit del Sole 24 Ore è emersa l'importanza del nuovo ruolo delle tecnologie e soprattutto dei nuovi schemi infrastrutturali e industriali che l'Italia dovrà adottare per affrontare la sfida energetica.
Il tema chiave della pianificazione delle infrastrutture richiede il superamento di alcuni scogli come i colli di bottiglia interni al Paese: pensaimo alla situazione nelle regioni meridionali, ma anche le modalità di connessione dell'Italia al resto del mondo hanno bisogno di interventi nel nome dell'efficienza.
Il capitolo energie rinnovabili è ricco di luci, ma anche di ombre. Difficile ma non impossibile accomodare un tipo di energia particolare e discontinua come quella rinnovabile, per la quale è comunque necessario innovare la rete e creare le smart grids. È comunque un settore che rimane legato alla presenza di sussidi e incentivi, e che ancora non dispone di basi solide che gli permettano di camminare da solo.
Immobilismo e barriere burocratiche bloccano o rallentano l'espansione e i lrinnovamento delle infrastrutture energetiche: ne sono convinti Marcello Guelpa, presidente di Tecno Piemonte, e Giulio Antonello, amministratore delegato di Alerion Clean Power: «I tempi autorizzativi non possono essere così lunghi e il sistema incentivante deve essere certo,» ha detto quest'ultimo.   Come fare per migliorare il sistema e portarlo al livello degli altri paesi industrializzati?. Le ricette indicano il ricorso sensato ai certificati verdi e l'appoggio all'industria da parte dei committenti, che devono conoscere bene gli obiettivi dei loro investimenti. In particolare per quanto riguarda il sistema elettrico sono stati individuati alcuni driver, tecnologici e congiunturali, ma anche strategici e collegati alle scelte politiche locali.
Massimo Gallanti, direttore del dipartimento Erse, si aspetta un «decremento di circa il 5% del consumo elettrico nazionale, in base ai dati Terna, pari 16 TWh: il motivo è una riduzione dei consumi e la saturazione della domanda, a cui si è sommato l'effetto della crisi ancora in atto».
Appare necessario diversificare la produzione energetica, incrementando le rinnovabili e, secondo gli intervenuti, il nucleare, anche se sembra poco probabile che entro il 2020 quest'ultimo possa apportare una quota energetica significativa, visti i tempi di realizzazione.

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Pubblicato il: 30/09/2009

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